Falciatura canapa

Canapa: una storia stupefacente

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Di Antonella Soldo

C’è un cortometraggio del regista Spike Jonze dal titolo The new normal che in poco più di due minuti, e con una delicatezza unica, ripercorre la storia della canapa: da quando George Washington stesso la coltivava fino ai giorni nostri, alla nuova normalità della legalizzazione in sempre più stati americani. Una storia che attraversa 80 anni di proibizionismo, di repressione, di leggi ingiuste e ingiuste carcerazioni per arrivare, con grande fatica, a riconquistare una dimensione di semplicità quotidiana, fatta da nuove imprese e nuovi posti di lavoro.

Nella lunga strada per la legalizzazione, in ogni paese del mondo, il lavoro più difficile sembra quello di liberare dallo stigma la pianta di canapa, e costruire un racconto nuovo. Che assomigli, però, a quello antico fatto su questa sostanza. È impressionante, infatti, scoprire quante cose della millenaria storia della cannabis sono state cancellate in poco meno di un secolo di messa al bando. Intanto, il fatto che le prime testimonianze della comparsa di questa pianta risalgono a 12mila anni fa, in Asia. In Europa, i reperti più antichi sono stati ritrovati proprio nel nostro Paese, nei pressi dei laghi di Albano e di Nemi (vicino Roma) e sono datati a 11.500 anni fa. In questa stessa area, più tardi, i Romani, tra il primo e il secondo secolo, continueranno a coltivarla. Ma gli aneddoti storici sono pressoché infiniti.

C’è un libro di Matteo Gracis (Canapa. Una storia incredibile, 2019) che raccoglie molti emblematici esempi. Come quello di una legge dello stato americano della Virginia che, alla fine del 1700, obbligava i coltivatori a destinare una parte dei propri appezzamenti alla canapa e puniva con il carcere chi si fosse sottratto a questa disposizione. Paradossale, no? C’è stato un tempo in cui finiva in carcere chi non coltivava cannabis. O, ancora, c’è da ricordare come la prima conferenza mondiale sulla cannabis terapeutica si svolse in Ohio nel 1860. Ma anche: che il primo libro stampato in Europa nel 1453, la Bibbia di Gutenberg, era su carta di canapa; e che erano di canapa il 90% delle vele delle navi dai tempi dei Fenici fino alla fine dell’Ottocento; e le tasche del primo modello di jeans Levi’s erano di canapa. E, per tornare in Italia, la parola “canovaccio” deriva da canapa, e pure nella toponomastica ci sono testimonianze di questa parola: il Canavese, quella zona del Piemonte che va da Ivrea alle Alpi, si chiama così perché prima vi erano ampie coltivazioni della nostra pianta.

Insomma, fare un po’ di storia della canapa ci aiuta anche a pensare che una nuova normalità non solo è auspicabile, ma è anche molto più semplice di quello che potrebbe sembrare.

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