L’Unione Europea, a differenza dell’Italia, parla di droghe. Qualcosa si sta muovendo. Purtroppo non nel verso giusto.
Di Matteo Mainardi
Partiamo da un po’ di cronistoria: il 1 luglio 2020 la Presidenza del Consiglio dell’UE passa dalla Croazia alla Germania e poco dopo, il 24 luglio 2020, la Commissione Europea pubblica l’Agenda e il Piano d’azione dell’Unione Europea sulle droghe 2021-2025.
Fin qui tutto normale se non fosse che nel documento ci sono due problemi: uno di metodo e l’altro nel merito.
Innanzitutto, l’elaborazione dei contenuti del documento è avvenuta attraverso una comunicazione unilaterale da parte della Commissione europea, senza la consultazione degli Stati Membri e degli stakeholder, ossia di tutti gli interessati, compresa la società civile. Per questo una serie di associazioni da tutta europa ha immediatamente scritto al dott. Markus Riehl, rappresentante tedesco all’Horizontal Working Party on Drug, l’organo che coordina i lavori sulle droghe del consiglio europeo, per chiedere alla presidenza tedesca di dichiarare inaccettabile la proposta, delineando allo stesso tempo un processo di elaborazione appropriato ed inclusivo.
Fino ad oggi infatti le strategie europee in materia di droghe sono sempre state elaborate attraverso rigorosi processi democratici che hanno permesso agli Stati Membri di lavorare insieme con negoziati e valutazioni in modo da ottenere il maggior consenso possibile sui documenti approvati. Sempre fino ad ora, l’Unione Europea è stata leader globale nell’avanzare un approccio bilanciato, integrato e multidisciplinare alle politiche sulle droghe. A pagina 2 del documento invece troviamo l’indicazione di “un cambio di paradigma”. Se il Piano d’Azione 2021-2025 venisse accettato, sarebbe un gravissimo e antidemocratico precedente.
Fin qui una questione di metodo: andiamo a vedere i contenuti del Piano d’Azione.
Nonostante l’Agenda dichiari esplicitamente di ricercare “un approccio integrato, bilanciato e multidisciplinare” in merito alle politiche sulle droghe, la bozza non è affatto bilanciata. Più della metà delle 8 aree prioritarie riguarda la sicurezza e il controllo dell’offerta. Le misure di salute pubblica volte alla riduzione del danno, che nella Strategia 2013 erano nella prima parte, sono state relegate alla parte finale della nuova Agenda. Sono completamente stati eliminati i coordinamenti, la cooperazione internazionale, l’informazione e la ricerca, sviluppati con successo a partire dal 2013.
Il tema dei diritti umani è praticamente scomparso dalla bozza dell’Agenda. Non vi è menzione alle Linee Guida Internazionali sui Diritti Umani e le Politiche sulle Droghe, un documento fondamentale sviluppato proprio grazie al ruolo guida della Germania, che ha individuato per la prima volta un insieme di standard internazionali onnicomprensivi e chiari per l’articolazione di risposte appropriate nei confronti del mercato illegale della droga basate sui diritti.
A parte una nota a piè di pagina nella parte introduttiva e una menzione nel Piano di Azione, fuori dalle aree prioritarie – nonostante sia stata definita dall’Unione Europea come “l’accordo sulle politiche più esaustivo da parte della comunità internazionale e una tappa fondamentale per la discussione sulle politiche internazionali sulle droghe”, è stato eliminato il documento d’indirizzo UNGASS 2016.
L’Agenda non fa alcun riferimento alla Posizione comune delle Nazioni Unite sulla politica in materia di droga del 2018, un documento che stabilisce per la prima volta una posizione condivisa da tutte le istituzioni delle Nazioni Unite su temi come la decriminalizzazione e la riduzione del danno.
Nonostante il ruolo guida dell’Unione Europea nel sostenere la conoscenza scientifica e la ricerca sui mercati e sul consumo delle droghe, l’Agenda ha abbandonato il tema del monitoraggio, ricerca e valutazione che vengono menzionate superficialmente nella parte operativa del documento.
Nonostante l’Agenda cerchi in maniera esplicita di ridurre lo stigma relativo al consumo di droghe, i comunicati stampa rilasciati dalla Commissione Europea in accompagnamento alla pubblicazione dell’Agenda sono stati ampliamente stigmatizzanti, ponendo le politiche sulle droghe allo stesso livello di quelle sull’abuso infantile e il traffico di armi.
Con tutte queste premesse, l’Agenda Europea 2021-2025 rischia di indebolire l’azione esterna dell’Unione Europea nei forum bilaterali e multilaterali, poiché non stabilisce delle linee guida chiare per un intervento coordinato da parte dell’UE, e non offre un solido sostegno ai documenti chiave internazionali, difesi e promossi con forza dall’Unione stessa gli scorsi anni.
A tutte queste osservazioni inviate all’HDG, una serie di associazioni italiane ha scritto al Presidente Conte e ai ministri di Salute, Interni, Giustizia e Affari Europei per chiedere una partecipazione del Governo italiano ai lavori che non sia solo un atto formale e burocratico, come sempre più spesso avviene, ma che preveda un attento esame del testo per rimettere al centro dell’Agenda evidenze scientifiche e rispetto dei diritti umani.
Oggi si terrà la riunione in cui al primo punto figura l’approvazione dell’Agenda, quindi… presto aggiornamenti!