di Federica Valcauda
Oggi si inaugura il primo Social Club di Milano, The Hemp Club, ribattezzato l’ “InfoJoint” della rete Cannabis service. Abbiamo intervistato Raffaele D’Ambrosio, Presidente del Club.
Raffaele, tu sei il presidente del Social Club e Responsabile Regionale del Cannabis Service, quali sono stati i passi per arrivare fino a qua?
L’idea è nata e si è trasforma in sogno nel cassetto più di dieci anni fa, diciamo dalla “rivoluzione spagnola” dei social club. Io stesso sono stato in procinto di partire per la Spagna insieme ad un amico, poi la cosa si è arenata. Dopo diverse esperienze tra negozi e fiere nel settore della canapa, il desiderio si è concretizzato quando sono state trovate le sinergie con l’Associazione Enzo Tortora Radicali Milano, che ha deciso insieme all’UAAR di trasferirsi qui in zona Affori a Milano con noi.
La possibilità di poter fare un social club si è aperta quando la ministra Grillo ampliò la possibilità di prescrizione di farmaci a base di cannabinoidi a tutte le patologie per cui ci sia documentazione scientifica a livello internazionale. Mi è venuto quindi in mente di creare una struttura che si dedicasse alle prescrizioni.
Puoi spiegarci come avvengono le richieste per la prescrizione, se un malato ha necessità di questa cura cosa deve fare?
Si manda una richiesta sul sito cannabiservice.net, si accede quindi alla rete nazionale gestita dai referenti regionali. Nel caso della Lombardia il referente siamo noi, una volta che come Club abbiamo raggiunto un numero di dieci richiesti di prescrizione organizziamo una batteria di visite con dei medici convenzionati. Il prezzo infatti è di trenta euro per i soci dell’Hemp Club, mentre per i non soci il prezzo è più alto.
Quanti sono i medici della rete Cannabiservice?
A livello nazionale sono una decina, mentre in Lombardia collaboriamo con due medici in particolare.
Come ve la immaginate la vita del club?
Ti dirò sia come ce la immaginiamo adesso, e come ci immaginiamo il futuro. Oggi la vita del club si svolge come una qualsiasi associazione con somministrazione, ci sono quindi attività culturali, incontri e quindi un luogo il cui hummus è variegato. L’attività principale è quella del bar, che propone comunque prodotti a base di Canapa alimentare con l’obbiettivo di divulgare l’utilizzo di questi alimenti. Vendiamo quindi birre alla canapa, ma anche pasta o biscotti, fino all’olio, è un settore da incentivare.
Nel futuro questo luogo me lo immagino come il modello spagnolo, dove è possibile acquistare direttamente la cannabis, non necessariamente essendo possessori di ricetta medica.
Tu fai riferimento se non sbaglio anche all’importanza che venga regolamentata anche la Cannabis Ricreativa?
Importante è riduttivo. È fondamentale perché si toglierebbero soldi alle mafie, e non si criminalizzerebbe più il consumatore e il coltivare. Liberare il sistema carcerario, così da eliminare il contatto con le mafie sia da parte del cliente sia per quelle persone che dalla criminalità vengono “assoldate”. La questione economica poi, anche in termini di entrate nelle casse dello Stato, diventa molto importante per il nostro Paese.
Qual’è l’obbiettivo che vi date oggi?
L’obbiettivo che abbiamo è di raggiungere i 100 iscritti pazienti, ora vi spiego perchè. Arrivati ai cento iscritti chiederemo a chi vorrà prendersi la responsabilità di auto coltivare insieme, avviando una disobbedienza civile come Marco Pannella ci insegna. Ed è per questo che il club porta il suo nome.