Oakland: per i lavoratori si lavora allo stop dei drug test per la cannabis

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Di Federica Valcauda

Dall’inizio del 2018 in California la cannabis è legale anche per l’uso ricreativo grazie ad un Referendum vinto nel 2016, che ha aperto le porte a questo mercato che è oggi regolamentato attraverso licenze. 

La legge ora in vigore permette ai cittadini californiani di possedere fino a 28 grammi e di poter coltivare fino a 6 piante nella propria casa. Un buon compromesso per i cittadini, che restano comunque sottoposti a severi controlli senza un equilibrio scientifico. 

A quante persone è capitato di dover fare il test anti-droga sul posto di lavoro? Quanti vivono con l’ansia che un consumo precedente all’attività lavorativa possa compromettere comunque il risultato del test?

In Oakland Rebecca Kaplan membro del Consiglio cittadino per la Sicurezza Pubblica ha proposto un’ordinanza (che ha ottenuto l’approvazione) per terminare la pratica dei test anti-cannabis sui lavoratori

La legge dello Stato antepone il drug test come elemento per poter essere assunti, ma è evidente che in un contesto in cui la cannabis è legale cade la logicità di questa pratica. Alcuni test infatti puniscono i lavoratori o chi fa le application per l’uso di una sostanza legale, che resta nel sangue per più tempo anche rispetto a droghe più pesanti e a volte fa risultare una positività anche quando non è avvenuto alcun utilizzo. 

La domanda maestra infatti che si pone Kaplan e condivisa da altri membri del consiglio è: “perché dobbiamo fare uno step nella direzione sbagliata e punire i lavoratori per una condotta legale?”. Questa pratica dei test che può essere sia preventiva che a sorpresa viene definita da Dale Gieringer, direttore di NORML California: “una via per marcare sospetto su un gruppo e squalificarlo, senza alcuna ragione”.

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