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Il punto sulla canapa industriale: intervista a Mattia Cusani

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Meglio Legale incontra il presidente di Canapa Sativa Italia

È da diversi mesi che il CBD, la cosiddetta cannabis light, si trova al centro del dibattito istituzionale a seguito dell’emanazione del decreto sicurezza che è andato a colpire in maniera diretta la filiera dei canapicoltori. Dopo numerose richieste di revisione del provvedimento da parte degli imprenditori, adesso è la Corte Costituzionale che sarà chiamata a esprimersi sull’articolo 18 che vieta dunque fra le varie condotte importazione, cessione, lavorazione, distribuzione e ovviamente commercio dei fiori di cannabis a basso tenore di THC. Il rinvio alla Corte è stato disposto dal GIP di Brindisi, su richiesta dell’avvocato Lorenzo Simonetti, che in attesa del parere della consulta ha affermato che lo scopo è ottenere ordinanze di rinvio alla Corte Costituzionale anche in altri tribunali, auspicando perciò la sospensione dei processi attualmente in corso.   
Per parlare di questi rilevanti aggiornamenti oggi è con noi Mattia Cusani, Presidente di Canapa Sativa Italia, che saluto e ringrazio e a cui lascio la sintesi, nonché la spiegazione, di questo primo nodo problematico prima di passare all’esame di ulteriori aspetti.

Grazie, queste sono occasioni importanti per fare chiarezza, perché come avevi anticipato questo rinvio in Corte Costituzionale rappresenta un potenziale futuro mutamento della nostra normativa.
Quali sono i principali aspetti legati a questo rinvio di cui si parla? Il giudice cita in primis il principio di offensività, perché è il primo aspetto che effettivamente entra in gioco in una normativa che criminalizza delle condotte che di fatto non arrecano danni al bene giuridico. L’altro elemento sollevato dal giudice è chiaramente la violazione che questo divieto avrebbe anche rispetto al libero scambio di prodotti agricoli ammessi dalla Politica Agricola Comune. 
Il terzo punto, forse il più rilevante in termini procedurali e per le potenziali ricadute che possono coinvolgere l’intero decreto sicurezza, riguarda le questioni legate alla necessità d’urgenza, fin dall’inizio sono state denunciate come carenti.  
Insieme a tutto questo viene evidenziato anche il principio dell’eterogeneità dei punti trattati.
Quello che è importante specificare è che la Corte Costituzionale agisce in due momenti, ora noi siamo nella fase primaria del rinvio operato dal giudice – sulla base delle memorie dell’avvocato Simonetti a cui accennavi, che ha quindi messo in discussione la legittimità costituzionale di questi aspetti.  
Il giudice costituzionale in una prima fase dovrà valutare la non manifesta infondatezza e la rilevanza del quesito: questa è la fase detta “filtro di ammissibilità”, che non entra nel merito della faccenda ma verifica che i quesiti sollevati dal giudice effettivamente non siano manifestatamente infondati rispetto alla probabile violazione della normativa costituzionale e siano in qualche modo effettivamente rilevanti anche nella decisione del caso concreto che il giudice ha sollevato. In questo passaggio si vedrà se effettivamente il giudice accoglierà la domanda del giudice costituzionale, manifestando o meno la volontà di entrare nel merito.
Al momento, la linea che si è delineata è particolarmente netta e chiara in riferimento a precedenti già ottenuti in altri paesi europei, così come delle assoluzioni che di fatto stanno sconfessando l’articolo 18.

Parlando di precedenti giuridici, come quelli che che citavi in precedenza, ricordo anche la relazione dell’Ufficio del Massimario della Corte di Cassazione del Giugno 2025 in cui è stato espresso parere contrario circa i contenuti del provvedimento governativo. Sebbene non si tratti di un documento vincolante, è comunque un documento di altissimo profilo giuridico. Detto questo, di Cannabis a basso tenore di THC si è discusso anche in sede di redazione della finanziaria, tramite la proposta di un emendamento finalizzato a tassare   la vendita delle infiorescenze secondo un sistema simile a quello che viene applicato ai prodotti del tabacco.
La cosa curiosa è che l’emendamento è stato avanzato dal senatore Gelmetti di Fratelli d’Italia, e che dunque emendamento che avrebbe annullato quanto disposto dal decreto sicurezza – non a caso è stato ritirato in tempo record a seguito di un passaggio interno al partito di maggioranza.
Cos’è successo nello specifico e qual è il significato che attribuisci a questo cortocircuito che si è verificato in Fratelli d’Italia?


Diversi commentatori hanno definito questa storia “il valzer della piantina” perché effettivamente si è creata una situazione molto curiosa a seguito di una proposta che paradossalmente stava in qualche modo sconfessando la politica di Fratelli d’Italia. Sembra quasi che la necessità di dover legittimare questi prodotti diventa sia una consapevolezza anche della maggioranza. Parlando nel dettaglio dell’equiparazione coi prodotti del tabacco, sebbene il parallelismo possa sembrare logico, ma, come operatori, il nostro ruolo consiste nel mettersi a disposizione delle istituzioni al fine di chiarire le differenti peculiarità di queste due filiere. Solo per fare un esempio, le sigarette finiscono nelle tabaccherie due anni dopo il raccolto della pianta, tempi che nel caso della Cannabis si abbreviano sensibilmente, considerando che nell’arco di sei mesi – un anno la pianta perde la maggior parte delle sue caratteristiche organolettiche. Le nuove genetiche della canapa ogni anno sono letteralmente migliaia, aprendo anche alla possibilità di valorizzare quelle peculiarità territoriali e caratteristiche tecniche di coltivazione in grado di produrre una particolare dinamicità, per un mercato che di fatto è ad oggi paragonabile a quello della birra analcolica – quindi un mercato estremamente ridotto, che non ha né la portata di dipendenza del tabacco né il mercato dei prodotti ad alto contenuto di THC.               
Appare evidente come una regolamentazione sul modello delle sigarette andrebbe a squalificare la qualità del prodotto, generando una lotta al ribasso. 

Riprendo il riferimento che facevi prima all’Europa proprio per ampliare la prospettiva: in questi giorni vediamo che il futuro della filiera non si gioca solo in Italia, perché anche il Consiglio di Stato, a sua volta, con un’ordinanza pubblicata lo scorso 12 Novembre ha sospeso il giudizio sul divieto alla vendita di CBD, rimettendo dunque la questione alla Corte di Giustizia Europea.    
Al centro della controversia giuridica vi è appunto il contrasto tra normativa italiana e disposizioni comunitarie. Cosa attendersi in ambito europeo?    

Con questo entriamo nel merito di una questione che nasce da un decreto ministeriale sulle piante officinali che, proprio come attualmente il decreto sicurezza, vietava l’utilizzo di fiori, foglie e ogni altra parte della pianta a esclusiva eccezione dei semi. Si tratta di una controversia giuridica già aperta nel 2021, che ha prodotto una vittoria in primo grado al Tar e un successivo ricorso dello Stato al Consiglio di Stato – l’ultimo grado di giudizio italiano.  
Il giudice supremo amministrativo ha a questo punto avuto la forza e la capacità tecnica di coinvolgere le normative italiane portandole in Europa, cogliendo il centro della controversia non tanto nell’articolo 18 in sé, ma nel rinvio alla legge 309/90.          
Il caso evidenzia quindi due punti sostanziali: la violazione della Politica Agricola Comune e quella del principio della libera circolazione delle merci in ambito comunitario. Ciò che insomma è evidente al giudice del Consiglio di Stato è che qualsiasi normativa si sovrapponga a una chiara ed esplicita regolamentazione europea dell’intera pianta di canapa si pone evidentemente in contrasto con i principi europei, e quindi sia la legge 242/16 che le tabelle della 309/90 potrebbero essere in contrasto con la normativa europea.      
I divieti sarebbero quindi da disapplicare nella parte in cui non viene prevista l’esclusione esplicita di quelle varietà previste e tollerate dal catalogo europeo. L’esito di questo rinvio in Corte di Giustizia Europea addirittura potrebbe modificare le tabelle sulle sostanze stupefacenti, cosa che gli operatori del settore auspicano fin dal primo momento.         

Abbiamo finora analizzato i principali fatti di attualità, nonché i punti critici alla base dei provvedimenti adottati dall’esecutivo in materia di Cannabis a fine industriale.  
Andrei quindi a concludere con una domanda di ordine più generale, chiedendo a tuo parere quali sono le prospettive sul medio lungo periodo e in particolare cosa pensi andrebbe fatto per favorire il settore dei canapicoltori.


Nel corso dei prossimi due anni ci aspettiamo di assistere a una serie di passi avanti che da sempre abbiamo auspicato. Per quanto riguarda la regolamentazione della canapa, il nostro ruolo sarà proprio quello di illustrare a legislatore e opinione pubblica le specificità e le peculiarità della filiera.
Quindi, rimanendo in una prospettiva più ristretta, bisogna porre fine a questa situazione di dubbio.
In attesa delle decisioni delle corti, sarebbe opportuno che le istituzioni fermassero questo regime di controlli indiscriminati, condotto in maniera assolutamente superficiale e non funzionale a voler indagare realmente, quanto più a dimostrare un atteggiamento intimidatorio.         
Al contrario, le istituzioni dovrebbero collaborare con noi che, in quanto tecnici e professionisti, siamo disposti a mettere a disposizione tutti gli strumenti per distinguere la liceità delle attività.
In questo modo si eviterebbe infine di creare confusione, dal momento che, al netto di dichiarazioni propagandistiche contro le droghe, nei fatti il Governo sta conducendo una guerra contro il basilico.

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