Cannabis nella storia

Breve storia delle sostanze stupefacenti

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Di Federica Valcauda

Le sostanze alteranti esistono dall’alba dei tempi, in quanto la natura ci ha donato dalla terra delle piante che da sempre vengono assunte (con o senza modificazioni) dagli abitanti del pianeta. I ritrovamenti rispetto all’uso e la trasformazione delle piante, che diventano poi sostanze, risalgono al neolitico e sono presenti in modo trasversale in varie zone del nostro mondo. 

Nel 4500 a.c. gli egiziani avevano imparato a fermentare l’alcol, e già nel 3000 a.c. le tavole sumere riportano raffigurazioni l’oppio e i suoi modi di utilizzo all’interno delle comunità. Tornando agli egizi è doveroso citare il Papiro di Ebers (1550 a.c.), al cui interno vennero scritte numerose prescrizioni mediche, molte delle quali concernevano l’utilizzo di piante ed erbe e di sostanze psicoattive. Rimanendo sempre nell’ambito della medicina, andiamo in antica Grecia dove Teofrasto (371-287 a.c) filosofo e botanico, allievo di Aristotele, scrisse l’opera Historia Plantarum al cui interno parlò forse per la prima volta, della possibilità di incidere il papavero per ricavarne l’oppio.

Se fino all’Antica Grecia le sostanze avevano secondo alcuni poteri soprannaturali, all’interno del Corpus Hippocraticum (IV a.c.) si faceva un discorso di proporzioni e di riflessi che si avevano: “sostanze che agiscono raffreddando, riscaldando, asciugando, umidificando, contraendo e rilassando, o addormentando”. La medicina diventa quindi casa naturale delle sostanze, e i ricavati diventano farmaci a tutti gli effetti: lo stesso Ippocrate affermava che il succo di papavero era adatto ad essere un antidolorifico.

Dall’antica Grecia agli antichi romani, le sostanze in senso lato continuano a essere parte integrante della quotidianità, tanto che Marco Aurelio era solito assumere oppio sotto forma di theriaka, sotto la prescrizione del suo medico Galeno. All’interno della Lex Cornelia (81 a.c.) la parola “droga” è indifferente: “comprende sia ciò che serve a uccidere sia ciò che serve a curare, e i filtri d’amore”. La legge in questione però specifica che le condanne venivano inflitte solo a chi utilizzava le sostanze per uccidere, non in altro caso.

Molte cose cambiano con l’avvento del cristianesimo e del medioevo, forse perché l’utilizzo delle sostanze porta a una connessione con altri dei, che non sono il Dio deciso e venerato, forse perché il controllo delle persone è più facile se gli si regala una divinità in cui credere, piuttosto che lasciare scegliere liberamente a cosa affidarsi.

In Asia gli studiosi della Dinastia Han (206 a.c. – 220 d.) classificarono le erbe secondo lo schema dell’imperatore Shen Nung: ci sono le droghe superiori (non velenose che ringiovaniscono), droghe medie (di un certo grado tossiche, ma dipende dalla dose) e le droghe inferiori (velenoso ma utili per alcune malattie). Il quindicesimo secolo fu periodo di scoperte, “El Conquistador” Cristoforo Colombo tornò dall’America non solo con granturco e tabacco, ma portò nel vecchio continente anche gli allucinogeni da fiuto (la cohoba delle Antille) contenente DMT.

Nel 1499 Amerigo Vespucci sbarcò nell’isola di Margarita, e vi trovò indigeni seminudi intenti a masticare foglie di coca, non per divertimento (come direbbe qualche malfidente) bensì per tradizione sacra. Lo spostamento delle merci dal Nuovo al Vecchio continente fece scaturire le prime avvisaglie di proibizionismo: l’arrivo del tabacco e delle pipe a Londra persuase nel 1604 Re Giacomo I ad intraprendere una campagna contro il tabacco, che non dissuase i suoi sudditi dall’uso dello stesso. L’arrivo in Europa di piante medicinali e nuove sostanze spinsero la scienza e la tecnologia a ricercare i migliori utilizzi, contestualmente si aprirono ampi dibattiti a livello governativo, anche a causa di alcune problematiche dovute ad ufficiali inglesi che trasferitosi in India divennero oppiomani.

Nell’ottocento iniziarono le prime scoperte mediche: nel 1806 Fredrich Sertürner isolò la morfina dall’Oppio, chiamandola in questo modo per richiamare Morfeo, il Dio Greco del sonno. È poi nel 1855 che Friedrich Gaedcke estrasse dalle foglie di coca un alcaloide, che sarà poi isolato e cristallizzato da Albert Niemman nel 1859 che scoprì così la cocaina. Alder Wright ha condotto numerosi studi sugli oppiacei, arrivando nel 1874 a sintetizzare l’eroina ereditata poi da Bayer che ne cessò la produzione nel 1913 quando capì che creava dipendenza.

Una delle scoperte più interessanti è quella di Albert Hoffman che scoprì gli effetti psichedelici dell’LSD, studiandone gli effetti, che riassume in alcuni libri come “LSD il mio bambino difficile” o “LSD: I miei incontri con Huxley, Jünger, Leary, Vogt”. Ma nel 1943 il proibizionismo era già arrivato, prima con l’Harrison Narcotic Act (1914) che bandì l’eroina e la cocaina, ma anche con una sostanza che oggi è consumo comune, l’alcol, punito nel 1919 dal Volstead Tax Act.

La Convenzione Unica sugli Stupefacenti di New York del 1961 diede la stretta finale, ritenendo che l’unica soluzioni alla dipendenza delle sostanze fosse il proibizionismo.

Che, come oggi possiamo vedere, ha miseramente fallito

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