Negli scorsi episodi di questo mio blog ci ho tenuto ad approfondire quale grande opportunità economica il settore della cannabis sia riuscito a rappresentare per gli Stati USA che hanno legalizzato. Ne hanno beneficiato davvero tutti, dai produttori ai commercianti, dagli industriali al terzo settore.
Oggi vorrei focalizzarmi su di una categoria professionale che spesso da noi in Italia viene derubricata come irrilevante o marginale: gli stagionali.
Il business della Marijuana negli Stati Uniti è un mastodonte che impiega una quantità davvero ragguardevole di manodopera. Se questo è vero per tutte le coltivazioni in serra, che però tendono ad assumere personale in pianta stabile, avendo cicli di produzione attentamente pianificati in modo da non avere periodi di particolare picco, è ancor più vero per le piantagioni outdoor.
Nelle ampie valli di Oregon e California, ad esempio, quando la stagione estiva volge al termine ed inizia il periodo del raccolto, confluiscono lavoratori da ogni parte degli States e del mondo: gli Americani li chiamano trimmigrants.
La figura dei lavoratori agricoli stagionali è estremamente stigmatizzata nel nostro Paese. Quando se ne parla ciascuno di noi pensa immediatamente ad eserciti di immigrati, spesso irregolari, sfruttati dal caporalato per eseguire un lavoro massacrante e sottopagato. Ma basta viaggiare per la west coast a fine settembre per rendersi subito conto che là non è affatto così.
Le piantagioni a sud dell’Oregon, per esempio, necessitano di una quantità davvero ragguardevole di manodopera specializzata.
Un campo di medie dimensioni (tra le 50 e le 60 piante) impiega una squadra di due dozzine di elementi impegnate a tempo pieno. Lavorare con marijuana di quelle dimensioni (ricordate? Alberi!) richiede un attento lavoro di selezione, poiché solo le cime più mature e dense vanno raccolte, il resto rimane sulla pianta a maturare per qualche giorno in più.
Una volta raccolte, le infiorescenze vengono separate dalle foglie più grandi ed attentamente controllate, affinché non ci siano muffe o parassiti, allineate all’interno di grandi ceste e trasportate rapidamente all’essiccatura. Le sale di essiccazione sono grandi ambienti dotati di decine di migliaia di fili appesi al soffitto e di potenti impianti di deumidificazione. Ogni singola cima va appesa ai fili a testa in giù in un preciso ordine di dimensione e peso (appendere rapidamente è una vera e propria arte). Dopo qualche giorno le sale vengono svuotate, la cannabis essiccata viene riposta in grandi contenitori ermetici ed è finalmente pronta per il trim.
Al termine delle settimane di raccolto, inizia la stagione del trim (la finitura delle cime di cannabis per la vendita al dettaglio). Se è vero che negli ultimi anni l’automazione si è fatta parecchia strada in questa fase della lavorazione (ci sono macchine in grado di trimmare discretamente bene grandi quantità di prodotto in pochissimo tempo), l’erba migliore, le qualità più pregiate e, generalmente, tutti i primi tagli, vengono ancora lavorati a mano.
Il trimmer è una figura altamente specializza, un operatore esperto che deve avere rapidità e precisione. La stagione del trim può durare interi mesi. Le aziende agricole più grandi possono avere prodotto ancora da lavorare anche fino alla primavera successiva.
Tutte le figure professionali che vi ho rapidamente descritto, infine, sono tutt’altro che sottopagate. Il lavoro nei campi e negli essiccatoi viene retribuito tra i 15$ ed i 20$, mentre un trimmer guadagna dai 150$ ai 200$ ogni pound lavorato.
Per questo motivo chi affolla le valli della cannabis americana non sono affatto disperati disposti a tutto pur di mettere un piatto caldo sulla propria tavola. Le piantagioni sono un lavoro molto ambito, spesso scelto da studenti americani per pagarsi gli studi, da artisti e musicisti, da padri di famiglia che colgono l’occasione per guadagnare molto bene relativamente in poco tempo.
Molti trimmigrants fanno solo questo, lavorando sei mesi l’anno per poi trascorrerne i restanti sei su qualche spiaggia messicana a sorseggiare tequila.
Ancora una volta mi chiedo: a qualcuno potrebbe interessare una opportunità simile?