Droga e Droga

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Di Edoardo Bigolin

Nell’era delle informazioni veloci, dell’info-tainment e dei social network, non è facile farsi un’idea delle cose e avere spiegazioni chiare attorno alle quali formare un’opinione. In particolare, negli ultimi anni siamo stati abituati ai titoli, ai virgolettati, alle illazioni, perché informarsi costa tempo e pensare costa impegno, e la società odierna non ha tempo. L’internet ci ha resi bravi a giudicare e condividere, in una lotta dove chi urla più forte ottiene più ascolto. Il problema è che attorno a tutto questo trambusto, mentre ci impegniamo a parlare delle cose ci stiamo dimentichiamo di cosa stiamo parlando, con il pericolo di cadere ancora una volta nel tranello del giudizio, che la volta successiva non potrà che essere un pregiudizio.

Quando parliamo di droga sappiamo di cosa stiamo parlando? “La pizza è così buona che per me è una droga”, “Questo libro interessantissimo, è una vera droga”, “Ha vinto la corsa solo grazie alla droga” “L’ uomo è morto dopo aver assunto troppa droga”, “Diciamo NO alla droga”. Indubbiamente la parola droga ha un senso ben definito per chi la usa o chi la ascolta e molto spesso si associa a sensazioni di benessere, prestazioni aumentate o incontrollabili pulsioni nei confronti di una cosa o una attività, fattori che per estensione prendiamo in prestito da quella che in senso stretto consideriamo la vera droga: gli stupefacenti e le sostanze illegali.

Se cerchiamo sull’enciclopedia Treccani questa sarà la definizione che troveremo per droga: “In farmacologia, ogni prodotto naturale, vegetale o animale, contenente uno o più principi attivi (alcaloidi, glicosidi, saponine, oli essenziali, sostanze amare, purgative, aromatiche ecc.) e che pertanto, opportunamente preparato e conservato, trova indicazioni terapeutiche o sperimentali….”

Per quale motivo puntualizzare sulla definizione del termine droga? Perché quando ascoltiamo i nostri rappresentanti politici proclamare “NO alla droga” è necessario considerare la vaghezza dell’affermazione, la quale è solitamente frutto di una profonda ignoranza sul tema e funge da mero strumento di polarizzazione e identificazione politica. Condividere certe affermazioni significa prendere per certa e conosciuta la definizione di droga come riduzionistica definizione di stupefacenti illegali, al contrario di “ogni sostanza contenente un principio attivo” o per estensione “ogni cosa che può migliorare le proprie prestazioni o provocare comportamenti di dipendenza disfunzionali che possono ledere a sé stessi ed alla società

Una volta che accetteremo la definizione che la politica vuole darci per “droga” ci potremmo sentire smarriti di fronte alla repentina legalizzazione della cannabis in USA, perché, o la cannabis non è più droga, o gli americani sono così pazzi da far girare liberamente della droga. Quello che invece dovremmo considerare è che proprio in luce della definizionedi droga, non è la legge a rendere una sostanza droga o non droga, ma esistono solo droghe legali e droghe illegali, ma soprattutto non esistono solo droghe puramente materiali.

Alcool e sigarette possono considerarsi droghe legali, talmente legali ed accettate che il loro abuso può definirsi come vizio. Ma cosa dire allora di caffè, cibo spazzatura, shopping, smartphone, ma soprattutto psicofarmaci? Nella nostra società è ampiamente tollerato che non si possa iniziare la giornata senza una tazza di caffè fumante, che si fumi una sigaretta durante l’orario lavorativo per placare i tremori dell’astinenza, che la notte si abusi di benzodiazepine per dormire e ci si riempia sempre di caffè la mattina per ripartire, che ci si metta al volante, se non ubriachi, indubbiamente fuori limite…. Basta inserire la parola “Alprazolam” (principio attivo del celeberrimo Xanax) su Google e recarsi nella sezione notizie per ritrovarsi di fronte ad un necrologio, eppure questo farmaco, insieme ad altri ansiolitici, sta vedendo una forte impennata nelle prescrizioni durante l’attuale periodo pandemico.

Cosa dire allora delle recenti morti infantili frutto di grottesche sfide tanto in voga nei social network? Possiamo parlare della degenerazione di una dipendenza da smartphone iniziata in età troppo, troppo giovane? Quanti genitori drogano i propri figli di smartphone e tablet per rabbonirli, senza sapere cosa veramente stiano consegnando in mani ingenue? Ormai è risaputo che i meccanismi del piacere immediato-dipendenza sono le trappole attraverso le quali Instagram, Facebook, Tik Tok e compagnia ci tengono incollati ai nostri cellulari in spirali che sfociano in preoccupanti impennate nei tassi di suicidio e depressione in tutto il mondo. 

Ancora, la sacrosanta consapevolezza dei danni del body shaming e la sua condanna stanno assumendo le sembianze di una deriva di ipocrisia, con il risultato che stiamo dimenticando quanto l’obesità sia una patologia, fisica quanto psicologica. In un popolo come quello italiano che vede una persona su dieci oltre la soglia di obesità, siamo ancora consapevoli della droga del cibo come rifugio?

Cosa dire allora della nostra dipendenza dalle fonti fossili che vede l’Italia, e ancor meglio la Pianura Padana, come territorio a più alto tasso di mortalità da inquinamento atmosferico dell’intera Europa, con ben 56mila morti premature l’anno? E delle famiglie rovinate dalle ludopatie che aumentano proporzionalmente all’aumentare delle sale slot liberamente autorizzate dallo Stato?

 Chi ci tutela da queste droghe?

Quando dicono che ci sono altri problemi rispetto alla legalizzazione della cannabis, nessuno più di chi spinge per una sua legalizzazione si trova d’accordo.  Ci sono problemi ben più grandi da fronteggiare, proprio per questo la cannabis dovrebbe essere già un asset fondamentale per tutti i settori, da quello sociale a quello economico. 

La ferma e spietata opposizione alla cannabis è alla stregua di un insulto verso l’intelligenza comune e un’ulteriore distorsione della realtà che porta a travisare quali siano le vere droghe, le vere dipendenze, i veri problemi.

Anche per questa ragione la battaglia per la legalizzazione ed il reinserimento culturale della cannabis non riguarda solo chi ne ha bisogno, chi ci lavora o chi le riconosce un valore: legalizzare la cannabis significa riconsiderare la nostra comprensione comunitaria di cosa sia la droga, per reindirizzarci verso la vera droga e per capire come si insinui sempre più subdolamente fra le trame della nostra società.

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