Il Marocco si appresta a legalizzare la coltivazione, l’esportazione e la vendita interna di cannabis per uso medico.
La prossima settimana il parlamento potrebbe approvare la proposta di legge designata dal governo che istituirebbe anche un’agenzia nazionale per monitorare la produzione, i trasporti e le vendite.
Il settore della cannabis è molto tollerato nella regione nordafricana ma, ciononostante, la terra destinata alla coltivazione di cannabis ha subito una grave perdita in passato. L’Osservatorio francese delle droghe e delle tossicodipendenze (OFDT) ha infatti rivelato una significante riduzione della quantità coltivata, da 134.000 ettari nel 2003 a soli 47.000 ettari nel 2011.
Invece, continua ad aumentare la produzione di cannabis, seppure il mercato sia ancora illegale. Secondo uno studio del 2020 della Global Initiative against Transnational Organized Crime, nel paese africano vengono prodotti illecitamente più di 700 tonnellate di cannabis ogni anno, grandi volumi che se regolamentati potrebbero aiutare gli agricoltori provenienti dalle montagne del Rif, una regione del nord del Marocco, dalle “reti del traffico di droga”.
Lo scorso dicembre, il Marocco aveva già manifestato degli sviluppi nel tema della cannabis durante la seduta della Commissione sugli Stupefacenti (Cnd) delle Nazioni Unite.
Con il suo voto favorevole, il governo marocchino aveva permesso la rimozione della cannabis dalla tabella delle sostanze più strettamente controllate, seguendo la raccomandazione dell’Organizzazione mondiale della sanità, per riconoscere le proprietà terapeutiche e la sua importanza scientifica per l’uso medico.
In passato, molti disegni di legge analoghi sono stati ripetutamene bocciati dagli attori in Parlamento. Quest’anno, con la probabile astensione del Partito conservatore per la giustizia e lo sviluppo (PJD), aumentano le chance per l’approvazione della legge che comunque dovrebbe arrivare solamente la settimana prossima dopo la discussione in Assemblea.