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Canapa Industriale: gli imprenditori non sono Narcos

Cosa trovi in questo articolo

Al Ministro dell’Interno

Al Ministro dell’Agricoltura 

Al Ministro del Made in Italy

La situazione attuale della canapa industriale in Italia è caratterizzata da una legislazione obsoleta e restrittiva, che impedisce agli agricoltori di sfruttare appieno le potenzialità economiche di questa risorsa e crea una disparità di opportunità rispetto ad altri Paesi europei che hanno adottato politiche più aperte.

Nel 2016 è stata introdotta la legge n.242 che ha stabilito i requisiti e le procedure per la coltivazione della canapa industriale a fini commerciali. Questa legge ha aperto la strada a uno dei settori più promettenti dell’agricoltura italiana e del commercio al dettaglio, creando più di 12mila posti di lavoro, soprattutto per i giovani under 35. La canapa industriale ha inoltre sostenuto e promosso l’agricoltura, il commercio, l’occupazione e l’imprenditoria nelle regioni delle Isole e del Sud Italia.

Nonostante il crescente interesse e l’aumento delle coltivazioni, pregiudizi e stigma hanno continuato a pesare su questi lavoratori. Comportando un accanimento da parte delle nostre istituzioni e delle forze dell’ordine. Attivando centinaia di sequestri, perquisizioni e processi che hanno gravato sui tribunali e che nel 99% dei casi si sono risolti con assoluzioni o archiviazioni.

Sono ancora molte le problematiche che rendono insostenibile il lavoro degli attori del settore. La legge 242/2016 non è dettagliata in tutti gli aspetti e crea conflitti con il Testo Unico sugli stupefacenti e le sue disposizioni. La mancanza di chiarezza riguardo alle infiorescenze e ai loro estratti, così come l’assenza di una distinzione chiara tra la canapa industriale e la cannabis ad alto tenore di THC, ha generato incertezze interpretative. 

L’assenza di una regolamentazione chiara e coerente ha creato un clima di incertezza per gli agricoltori e gli imprenditori del settore. Inoltre da febbraio di quest’anno, su input del ministero dell’Interno le forze dell’ordine sono state sollecitate a effettuare sequestri a tappeto e interventi basati su una presunzione automatica di illegalità, ignorando la differenza tra la canapa industriale e la cannabis ad alto tenore di THC. Questo approccio punitivo crea non solo difficoltà legali e finanziarie per gli imprenditori, ma comporta anche un enorme spreco di risorse per lo Stato italiano. Risorse che potrebbero essere investite nella lotta al traffico illecito e alla mafia.

La criminalizzazione della canapa industriale va inoltre in contrasto con le tendenze internazionali e le politiche adottate da molti altri Paesi, che hanno riconosciuto il suo potenziale economico e ne hanno facilitato lo sviluppo attraverso una regolamentazione appropriata. Questa discrepanza mette l’Italia in una posizione svantaggiata, privando l’economia nazionale di un’opportunità di crescita sostenibile.

È fondamentale che il Governo riconosca la necessità di una riforma urgente della legislazione sulla canapa industriale. Una regolamentazione chiara e coerente, basata sulle evidenze scientifiche e sulle migliori pratiche internazionali, è indispensabile per eliminare l’ambiguità e promuovere lo sviluppo di un settore legale e redditizio. Questa riforma non solo contribuirà all’occupazione e alla crescita economica, ma anche alla riduzione del mercato illegale.

Pertanto, chiediamo ai Ministeri competenti di promuovere una regolamentazione efficiente e aggiornata della canapa industriale in Italia – anche coinvolgendo il Tavolo Tecnico di filiera presso il Ministero dell’Agricoltura istituito nel 2021 – affinché questo settore possa finalmente diventare una risorsa preziosa e possa contribuire alla crescita sostenibile dell’economia, alla tutela dell’ambiente e al benessere dei cittadini.

I 12 mila posti di lavoro della canapa made in Italy sono a rischio. È nel vostro potere tutelarli.

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