Cannabis in Italia: cosa è avvenuto negli ultimi mesi?

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Dove eravamo rimasti? 
Tra flash mob andati in scena al Vinitaly, lettere inviate alla componente parlamentare proibizionista, e raggiungimento delle 50mila firme necessarie al deposito di #IoColtivo, torna utile tirare le fila riguardo l’ultimo paio di mesi.

Apriamo la nostra prospettiva partendo dall’ambito locale e regionale.
A Roma, un ordine del giorno a firma di Eva Cammerino, consigliera del Municipio V e segretaria di Radicali Roma, ha proposto l’introduzione della coltivazione di Cannabis a fine medico negli orti urbani, in concomitanza con l’arrivo della nuova regolamentazione in materia.
Il provvedimento è stato respinto dal consiglio municipale, anche e soprattutto a seguito dell’astensione da parte di Movimento 5 Stelle e parte del Partito Democratico.
La stessa proposta, ricalcata nella forma e nelle finalità, è stata avanzata a Bari da parte di Claudio Altini, segretario cittadino di +Europa.
In Emilia-Romagna, la commissione politiche per la salute ha invece approvato una risoluzione a prima firma Emilia-Romagna Coraggiosa, e sottoscritta anche da Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, finalizzata alla formazione medica sulla prescrizione della Cannabis, alla convocazione di un gruppo di lavoro multidisciplinare per la valutazione dei dati emersi e all’aggiornamento delle modalità di prescrizione e applicazione dei farmaci.
In un’altra regione, la Toscana, è stato sottoscritto un accordo tra ESTAR (Ente di Supporto Tecnico Amministrativo Regionale) e Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare, mediante il quale è stata programmata e definita la disponibilità delle varietà FM1 e FM2 nelle aziende sanitarie regionali.
Il protocollo, mirato a soddisfare il fabbisogno dei pazienti toscani, avrà durata annuale.
Le croniche criticità a livello nazionale riguardo approvvigionamento, produzione e accesso sono del resto confermate dagli ultimi numeri divulgati dal Ministero della Salute: per la prima volta dal 2014, anno di inizio del monitoraggio, nel corso del 2023 si è assistito a un calo della distribuzione di Cannabis a uso terapeutico.
Preoccupano, in particolare, i numeri relativi alle importazioni da parte delle Asl e alla distribuzione legata allo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare: nel primo caso, si registra una riduzione da 327 kg a 178 kg, nel secondo da 235 kg a 162 kg.

Se il settore medico è alle prese con le solite problematiche, la filiera agroindustrale si trova a sua volta nuovamente sotto attacco.
Un emendamento, incluso nel ddl sicurezza, è mirato a vietare “l’importazione, la cessione, la lavorazione, la distribuzione, il commercio, il trasporto, l’invio, la spedizione e la consegna delle infiorescenze della canapa (Cannabis sativa L.), anche in forma semilavorata, essiccata o triturata, nonché di prodotti contenenti tali infiorescenze, compresi gli estratti, le resine e gli oli da esse derivati”, configurando una sostanziale equiparazione tra Cannabis a basso contenuto di THC e quella tuttora illegale.
Un successivo subemendamento, avanzato dalla Lega, ha addirittura proposto il divieto di immagini raffiguranti la foglia di Cannabis a scopo pubblicitario.
Sebbene ancora in fase di esame presso la Commissione della Camera, il ddl non ha mancato di suscitare immediate reazioni, dovute in primis alla liceità dell’emendamento, considerando che una misura simile aveva già recentemente subito lo stop da parte del Tar del Lazio. 
Una misura, dunque, del tutto opposta rispetto alla retorica della tutela del marchio italiano ostentata dal governo Meloni: attualmente, quello della Cannabis a uso industriale è infatti un settore che conta circa 800 aziende, 1500 ditte specializzate nella trasformazione, 10mila addetti e introiti per 500 milioni annui.
In risposta all’iniziativa governativa, nel corso del question time di mercoledì 29 Maggio, il segretario di +Europa Riccardo Magi ha consegnato ad Adolfo Urso, ministro del made in Italy, delle infiorescenze di CBD contenute in una bustina raffigurante l’immagine del presidente del consiglio Giorgia Meloni.
Come accaduto a più riprese in passato, la voce più forte a tutela del settore è stata quella delle associazioni di canapicoltori: è stato così che, nei giorni scorsi, Canapa Sativa Italia, Imprenditori Canapa Italiana, Resilienza Italia Onlus, Sardinia Cannabis e Canapa Sativa Italia (la quale aveva prontamente diffuso un comunicato ufficiale) hanno recapitato una lettera alla Commissione Europea, denunciando la violazione delle norme comunitarie su libera circolazione delle merci e libera concorrenza, di cui gli emendamenti proposti al ddl sicurezza si farebbero fautori, e chiedendo l’emissione di un parere formale in merito.

Last but not least, le liete notizie.
Il 5 Giugno, a due giorni dalla chiusura della campagna #IoColtivo, una delegazione di Meglio Legale ha depositato presso il Senato le 55mila firme giunte a sostegno della nostra proposta di legge.
Nel corso della stessa mattinata, Antonella Soldo ha attuato un flash mob durante la conferenza stampa del ministro Salvini, ospite della Stampa Estera a Palazzo Grazioli, al fine di ricordare all’esecutivo che, se è vero che la Cannabis è meglio legale, è altrettanto legittimo che quella già regolamentata rimanga tale.

#IoColtivo entra ora nella sua seconda fase: lo statuto del Senato, prevedendo l’obbligo di discussione delle proposte di legge di iniziativa popolare, apre a una doverosa azione di pressione nei confronti delle istituzioni.
Come sempre, siamo certi che la società civile non verrà meno al suo fondamentale ruolo di pungolo a fronte dell’immobilismo politico.
Teniamoci pronti, i prossimi saranno mesi molto intensi!

A proposito…che impegni hai per l’8 e il 9 Giugno?

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