Sovraffollamento carcere

Rivedere il testo unico sulle droghe, carceri sovraffollate per questo: legalizzare produzione, vendita e consumo di cannabis

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Di Antonella Soldo

L’emergenza Coronavirus nelle carceri italiane è trascurata e rischia di deflagrare con conseguenze disastrose non solo per chi vive recluso, ma per tutto il Paese, poiché con questo virus non ci sono sbarre che tengano. Senza una risposta adeguata, infatti, sono rimasti gli appelli provenienti dalla comunità penitenziaria – dagli agenti, dai garanti, e dai detenuti stessi –  affinché si mettano in campo misure straordinarie e urgenti per portare la popolazione detenuta sotto la soglia della capienza regolamentare di 50 mila unità, prevista dalla legge. Ma siamo ancora lontani.

E pensare che paesi che che non sono esattamente degli stati di diritto hanno fatto meglio di noi: in Iran hanno liberato 70mila detenuti e 38mila in Turchia, per evitare che nei penitenziari esplodessero focolai dell’infezione. Il sovraffollamento in carcere oggi impedisce il necessario distanziamento sociale richiesto a tutta la popolazione per la prevenzione della circolazione del virus e rischia di provocare una tragedia, come denunciato anche dall’Organizzazione mondiale della sanità, dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura e persino da Papa Francesco nell’Angelus di domenica scorsa.

Ma la questione di fondo è un’altra: è che esiste una emergenza resa ordinaria nella nostra giustizia italiana, che del sovraffollamento – e quindi della violazione delle sue stesse leggi – ha fatto una regola. Carceri intasate non sono sinonimo di una giustizia che funziona: tutto al contrario. Perciò occorrono provvedimenti strutturali che riformino profondamente il sistema giustizia. A partire dalla repressione sulle sostanze stupefacenti. Un detenuto su tre è in carcere per reati legati alla droga, 1 detenuto su 4 è tossicodipendente, ed evidentemente il carcere non è il luogo più adatto alla cura di una dipendenza.

La maggior parte di essi è stato arrestato per lo spaccio della sostanza meno pericolosa: la cannabis. La sostanza meno pericolosa ma, paradossalmente, la più perseguita sotto il profilo dei controlli, dei mezzi e degli uomini impegnati, del numero delle indagini e dei processi istruiti. Riguardano la cannabis il 58% delle operazioni antidroga, il 96% dei sequestri e il 48% di tutte le denunce alle autorità giudiziarie.

Per questo bisognerebbe rivedere il testo unico sulle droghe giungendo alla legalizzazione della produzione, vendita e consumo di cannabis. Solo così si potrà risolvere – in maniera permanente – non solo il sovraffollamento delle carceri ma anche l’ingolfamento del sistema giudiziario, permettendo alle forze dell’ordine di concentrarsi su emergenze più serie e più pericolose. Come una vera guerra alle mafie e al narcotraffico.

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