Il Giornale Cannabis

Il Giornale e la dis-informazione sulla Cannabis

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Nell’edizione del 22 Marzo, Il Giornale propone un articolo intitolato Schlein sposa la linea Saviano sulla Cannabis, ma racconta solo bugie

Come spesso accade sulle pagine dei quotidiani nazionali, chi scrive dimostra di possedere ben poche competenze specifiche.

Partiamo dal principio: il primo errore da segnalare è relativo all’utilizzo del termine liberalizzazione, utilizzato in modo improprio. 

Esiste una sostanziale differenza fra un sistema di liberalizzazione e un sistema di legalizzazione, e sarebbe il momento che buona parte della stampa imparasse a non confondere i termini o utilizzarli in maniera impropria, considerando che non esiste Paese al mondo che abbia liberalizzato la Cannabis, mentre ce ne sono diversi ad aver legalizzato.

Cose che un quotidiano di impostazione liberale, come Il Giornale rivendica di essere, dovrebbe conoscere. 

L’articolo di Lorenzo Grossi prosegue con l’assunto per il quale la riforma delle leggi sulla Cannabis sarebbe un “pensiero politico tipico della sinistra”, evidenziando una lettura ideologica ormai del tutto anacronistica. 

Per accorgersene basterebbe alzare lo sguardo dal rarefatto contesto italiano, osservando ciò che sta accadendo a livello globale. Missouri, New Mexico, Florida, Wyoming: tutti Stati a guida repubblicana, tutti Stati che si sono mossi in ottica antiproibizionista, tanto per fare un esempio. La Repubblica Ceca, fra gli Stati europei più attivi in tal senso, presenta un Parlamento da cui Partito Socialdemocratico e Partito Comunista di Boemia e Moravia risultano esclusi per la prima volta dal 1990, tanto per farne un altro.

Il Giornale si focalizza poi sull’aspetto del contrasto al narcotraffico, mediante alcune dichiarazioni di Nicola Gratteri, secondo il quale, nell’ordine, il costo della Cannabis ammonterebbe a quattro euro al grammo, il 75% dei consumatori di Cannabis in trattamento sanitario sarebbe minorenne, e il volume di affari legato alla Cannabis rappresenterebbe una quota minoritaria degli introiti malavitosi.

Affidiamo la confutazione ai dati.

L’ultima Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze, anno 2022, quantifica il prezzo medio del traffico di Cannabis al dettaglio “fra 8 e 11 euro al grammo” (pag. 52), costi in ascesa costante dal 2011, identificando la Cannabis come il mercato economicamente più florido: 6,5 miliardi annui rispetto ai 4,5 miliardi derivanti dallo spaccio di cocaina (pag. 60).

Per quanto riguarda il numero dei consumatori soggetti a trattamento, i dati sono suddivisi tra nuovi ingressi e utenti già in carico presso i Serd: nel primo caso, i minori di 15 anni incidono per lo 0,1% (statistica omogenea per uomini e donne) e per lo 0,004% (utenti esclusivamente uomini).

In merito alla fascia d’età 15-19 anni, essi rappresentano l’8,1% (uomini) e il 9,8% (donne) dei nuovi ingressi e lo 0,9% (uomini) e l’1,2% (donne) degli utenti già in carico (pag. 333).

Nonostante l’assenza di dati specifici sulla Cannabis, diventa logico concludere che i numeri siano ben lontani da quelli esposti da Gratteri.

In tale ridda di confuse statistiche, la sola cosa che il magistrato dimentica di citare è il dispositivo ufficiale con cui già nel 2016 la Direzione Nazionale Antimafia esprimeva “parere positivo per tutte le proposte di legge che mirano a legalizzare la coltivazione, la lavorazione e la vendita di Cannabis e dei suoi derivati”, chiudendo una disputa altrimenti giocata solitamente su opinioni personali e luoghi comuni.

Documento che un magistrato antimafia dovrebbe ben tenere a mente, all’atto di esprimersi a riguardo.

E veniamo così alle questioni connesse al tema sanitario, riguardo le quali Il Giornale si concede prima una banalità e poi un errore. 

La banalità è l’aumento dei rischi derivanti dalla diminuzione dell’età del consumatore. Non occorre certo essere tossicologi per avvedersene, così come avviene anche con le droghe legali, sebbene sia invece necessaria maggior finezza nel realizzare che è proprio l’assenza di controlli, standard qualitativi e limiti di accesso a rendere una sostanza ancor più pericolosa.

L’errore riguarda ancora una volta le statistiche: quanto scritto da Grossi sugli elevati quantitativi di principio attivo è nuovamente smentito dalla Relazione, che fissa all’11% il principio attivo medio rilevato nelle infiorescenze di Cannabis e al 25% l’hashish, ben altra cosa dal “30-50%, fino all’80%” sbandierato dal quotidiano.

L’estensore dell’articolo, citando un documento dell’associazione Gruppo Tossicologi Forensi Italiani di recente pubblicazione, dimostra inoltre poca preparazione anche riguardo gli incidenti stradali, considerando che, secondo gli ultimi dati Istat, meno di un automobilista su dieci è risultato sotto effetto di stupefacenti al momento del sinistro, per la precisione l’8,9%.

Ciò che resta del pezzo de Il Giornale, al netto di inesattezze e omissioni, è una lampante disinformazione sul tema, affrontato in maniera superficiale e pretestuosa.  

Insomma, “quante gaffe in un solo articolo”.

Parafrasando lo stesso Grossi.

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