di Federica Valcauda
In questi mesi, soprattutto durante il lockdown, alcuni paesi Americani (anche quelli storicamente proibizionismo come il Texas), hanno considerato le politiche sulla Cannabis come valide per attenuare la crisi economica e aprire un nuovo settore produttivo.
In Italia nel 2016 è stata approvata una legge ad oggi confusionaria sulla commercializzazione a basso contenuto di THC, e le risposte per un quadro normativo chiaro tardano ad arrivare.
Sono stati infatti bloccati alcuni emendamenti, di cui uno a prima firma Riccardo Magi (Radicali Italiani/PiùEuropa) finalizzati a chiarire la normativa sulla Canapa.
I lavoratori della Canapa Industriale ad oggi non hanno un sussidio né una legge chiara per poter investire in tranquillità, come ricordato anche dalla Corte di Cassazione che evidenzia la presenza di incongruenza tra le norme.
Sono stati in modo particolare il sopracitato Magi e Matteo Mantero (M5S) a spendersi in questi giorni all’interno delle istituzioni, ma come si legge nelle dichiarazioni del senatore del Movimento Cinque Stelle: “abbiamo valutato riformulazioni per venire incontro alle sensibilità di tutti, cercando di evitare le barricate dell’opposizione, ma abbiamo sottovalutato l’opposizione interna”.
Riccardo Magi parla di: “irresponsabilità del governo (ministeri della Salute e dell’Interno) che ha mantenuto parere negativo anche di fronte alle numerose riformulazioni offerte”.
Nonostante la società civile abbia preso una posizione di apertura, la politica rimane un passo indietro: considerare il mercato della Cannabis e la sua legalizzazione globale sarebbe, per il nostro Paese, segno di evoluzione verso la libertà individuale e d’impresa.