Referendum in Nuova Zelanda: NO alla legalizzazione, ma c’è ancora una possibilità.

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Di Pierluigi Gagliardi

I risultati preliminari del referendum in Nuova Zelanda sulla legalizzazione della cannabis ricreativa sono stati pubblicati: i numeri provvisori preannunciano la sconfitta del fronte antiproibizionista che si è battuto per l’introduzione della proposta di legge sulla legalizzazione e il controllo della cannabis.

Secondo gli exit polls solamente il 46% della popolazione neozelandese avrebbe votato a favore, mentre il restante 53% si sarebbe opposta all’introduzione della nuova legge sulla cannabis. I sostenitori del SÌ avevano riposto molta fiducia in un esito differente visto anche gli ottimi risultati politici ottenuti dalle forze progressiste del Paese. Infatti, in concomitanza del referendum, i cittadini neozelandesi sono stati chiamati alle urne per rinnovare il parlamento, dichiarando una schiacciante vittoria per il partito dei laburisti ma anche per i Verdi, promotori del referendum sulla legalizzazione, e per i liberali dell’ACT (Associazione dei Consumatori e dei Contribuenti) i quali si erano schierati per la legalizzazione di tutte le droghe.

Una sconfitta che ha rafforzato ulteriormente la visione conservatrice del Paese. Nick Smith, deputato conservatore, ha commentato così la decisione delle urne: “Questa è una vittoria per il buon senso. Gli studi dimostrano che la cannabis causa problemi di salute mentale, riduzione della motivazione e dei risultati scolastici e un aumento dei decessi sulla strada e sul lavoro”. Sul lato progressista, invece, alcune accuse cadono sul neo-eletto Primo Ministro, Jacinda Ardern, che avrebbe rivelato le sue intenzioni di voto a favore del referendum solo a seggi ormai chiusi, senza poter influenzare la decisione di molti indecisi.

C’è però chi continua a crederci perché sull’esito di questo referendum non è ancora stata detta l’ultima parola e contato l’ultimo voto. Il risultato definitivo sarà comunicato il prossimo venerdì quando saranno conteggiati anche i 480.000 voti “speciali”. Tra questi voti sono presenti anche quelli espressi dagli elettori dall’estero che nelle passate elezioni hanno avuto una tendenza più liberale, che potrebbero così riportare une lume di speranza per i sostenitori della legalizzazione della marijuana. 

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