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Gratteri e le Fake News sulla cannabis

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Ogni volta che qualcuno vuole difendere le sue posizioni proibizioniste contro la legalizzazione della cannabis fa appello agli argomenti del magistrato calabrese Nicola Gratteri.

Peccato che Gratteri molto spesso si sbaglia e contribuisce a diffondere vere e proprie fake news. Dopo averle sentite ripeterle continuamente, abbiamo deciso di smontarle, una per una. 

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  1. Da un punto di vista scientifico non esistono droghe leggere e droghe pesanti. 

Falso. La letteratura scientifica mondiale riconosce la minore pericolosità della cannabis rispetto ad altre sostanze. Tant’è che la cannabis è usata anche nel trattamento di dipendenze da oppiacei, per esempio. Tenuto conto di tutto ciò, nel dicembre 2020 L’ONU ha approvato una raccomandazione dell’Organizzazione mondiale della sanità che riconosce e facilita l’uso terapeutico e scientifico della cannabis. Dopo 60 anni, la cannabis è stata rimossa dalla tabella IV della Convenzione sugli stupefacenti, dove era classificata insieme a sostanze molto più pericolose come oppioidi, cocaina e droghe sintetiche. 

  1. Il thc di oggi è 4 volte più alto di com’era negli anni 70 perché le piante sono modificate geneticamente

La percentuale media di thc riscontrata nei sequestri di cannabis è pari all’13% (dati ministero Interno). Ma il vero problema della cannabis del mercato nero è che viene tagliata con sostanze tossiche: piombo, lana di vetro, lacca. Che servono a farla pesare di più, per guadagnare di più. E che sono pericolosissime per l’organismo. Una cannabis legale, sarebbe una cannabis controllata, certificata, con un’etichetta che indichi dove e da chi è stata prodotta. E quanto thc ha. Un po’ come il vino. 

(*L’argomento della cannabis di oggi come “4 volte più potente” di quella del passato è un vecchio cavallo di battaglia proibizionista (c.d. teoria del 16%): usato per la prima volta negli anni 80 dall’amministrazione Bush, è stato poi richiamato in Gran Bretagna e negli Stati Uniti negli anni a venire come argomento per equiparare droghe leggere e droghe pesanti e per inasprire le pene sulla cannabis. Non disponiamo di sufficienti dati scientifici su cannabis degli anni 70, anche perché i primi test sulle sostanze sono stati fatti a partire dagli anni 90). 

  1. Non è vero che si allontanano i giovani dalla criminalità organizzata. Perché oggi si consuma anche alle scuole medie e i minori continueranno ad andare dagli spacciatori. 

Il primo stato a legalizzare negli Usa è stato il Colorado, nel 2012. Da allora il paese ha registrato una costante diminuzione del consumo tra i giovani (oggi intorno al 20%). Così come il numero di giovani consumatori canadesi si è praticamente dimezzato dopo la legalizzazione nel 2018 (dal 19,8%  al 10,4%). In Europa la percentuale più bassa di giovani consumatori si trova in Portogallo: 14%. Si tratta di un paese che ha decriminalizzato l’uso di ogni sostanza nel 2001, puntando a un approccio di intervento sociale invece che repressivo. In Italia, dove ci sono le leggi sulle droghe più severe d’Europa, il 28% degli studenti italiani ha fatto uso di sostanze nell’ultimo anno. Il 6% dichiara di aver iniziato prima dei 13 anni. La legalizzazione è finora l’unica misura messa in atto che ha allontanato i giovani dal consumo.

  1. Non è vero che le forze dell’ordine andranno a occuparsi di cose più importanti perché gli spacciatori vendono tutto. Quindi le forze dell’ordine dovranno  comunque contrastare le altre droghe. 

In riferimento alle denunce per violazione dell’Art.73 DPR n.309/1990, la quota di quelle riferite al traffico e detenzione di cannabis e derivati nel 2022 risulta pari al 44%, 

 il 49% si riferisce a persone minori di 24 anni di età 

Oggi non si fa guerra alla droga, si fa solo guerra alla cannabis. I sequestri  riguardano la cannabis per il 63% dei casi (nel 2022 erano l’80% nel 2020, il 94% nel 2019). Le sostanze sintetiche, per esempio, interessano solo lo 0,1% delle operazioni. Gli oppiacei lo 0,7%. Se le forze dell’ordine non dovessero occuparsi di cannabis, potrebbero avere più risorse per intercettare le droghe sintetiche che oggi viaggiano sul dark web, per esempio. O potrebbero contrastare meglio il traffico di eroina e cocaina, che circola sempre di più ed è più pericolosa. E invece si preferisce mandare gli agenti con i cani nelle scuole. A criminalizzare gli studenti. E invece si preferisce mandare gli agenti nei cannabis shop e nei campi di canapa industriale. A criminalizzare gli imprenditori. E invece si preferisce mandare gli agenti a casa delle persone che con la cannabis si curano. A criminalizzare i malati. é più semplice, certo. Ma non serve a scalfire il narcotraffico. Un detenuto su tre è in carcere per violazione delle leggi sulle droghe: si tratta per lo più di pesci piccoli. I grandi narcotrafficanti sono meno di mille su un totale di 22mila. 

  1. È stupido dire che la legalizzazione è un modo per fare cassa. Come per il gioco d’azzardo, ci saranno molti più costi sanitari. 

Il picco di casi di cirrosi epatica negli Stati Uniti si è avuto negli anni del proibizionismo: l’alcool del mercato nero era di pessima qualità e creava danni. Così come è di pessima qualità oggi la cannabis delle mafie. Se vogliamo parlare di costi sanitari, poi, non possiamo ignorare un dato spaventoso: il 40% dei detenuti è tossicodipendente. Ovvero si trova in una struttura detentiva e non in una struttura di cura e riabilitazione. Qui non si tratta di promuovere il consumo. Si tratta di prendere atto del fatto che il consumo esiste, in Italia riguarda 6 milioni di persone, e bisogna decidere se lasciare questo fenomeno alle mafie o farlo controllare allo stato. Per ridurre i danni sanitari e sociali, per evitare che i giovani entrino in contatto con la criminalità organizzata e con le sostanze più pesanti, per far cadere un tabù che pesa sulle imprese e sulla ricerca scientifica. E, sì, anche per togliere alle mafie denaro e quindi potere. La quasi totalità degli introiti del narcotraffico è riciclata in attività lecite (supermercati, ristoranti, alberghi, ecc), e questo è un pericolo per un paese che già attraversa una crisi economica. La legalizzazione porterebbe 7 miliardi all’anno nelle casse dello stato (più un miliardo di risparmi per carceri e tribunali), e creerebbe circa 40mila nuovi posti di lavoro. Sono numeri che non possiamo disprezzare. 

  1. La cannabis legale costerebbe di più di quella del mercato nero. 

Falso. Il prezzo medio della cannabis del mercato nero è meno di 10 euro al grammo (11,3 euro per l’hashish): si tratta di una cifra con la quale potrebbe tranquillamente competere un mercato legale. Con una sostanza certificata e controllata, e non tagliata con componenti tossiche. 

  1. Riduzione della corteccia cerebrale. E aumento di schizofrenia. Indici di violenza aumentano con uso della cannabis. Incidenti stradali. 

Se fosse legale avremmo la possibilità anche di parlare degli effetti collaterali, fornire a chi consuma quelle informazioni che oggi non può certo reperire dallo spacciatore. 

Cominciare a usare cannabis troppo presto, e farne abuso per un tempo molto prolungato, per esempio, può slatentizzare malattie psichiatriche oppure incidere sullo sviluppo encefalico. Se fosse legale avremmo anche la possibilità di rispondere a qualche bufala: non si muore di cannabis, è impossibile avere una dose letale; o ancora: le ricerche più recenti hanno negato la teoria della cannabis droga di passaggio. Oppure: la cannabis non è associata in alcun modo all’aumento di aggressività e non c’entra proprio nulla con gli incidenti stradali (Nel 2020 solo lo 0,06% dei conducenti è risultato positivo ai controlli su strada da parte dei carabinieri. Gli incidenti causati dall’alcool sono l’8,7%).

  1. In Italia c’è un abbassamento della morale e dell’etica. Declino della cultura occidentale e cristiana. 

           A proposito di etica e religione…la prima Bibbia stampata, quella di Gutenberg nel 1453, era su carta di canapa! 

  1. Ogni 4 o 5 mesi in Parlamento si parla di legalizzazione della cannabis. 

Falso. Magari fosse così. Mentre in altri paesi ci pensano i governi e i parlamenti a regolare queste cose, in Italia Meglio Legale insieme a migliaia di cittadini ha promosso referendum, proposte di legge di iniziativa popolare e iniziative di ogni tipo per tenere aperto un dibattito serio e responsabile sulla cannabis.

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