Barbara Bonvicini

Intervista a Barbara Bonvicini – vicepresidente di Meglio Legale

Cosa trovi in questo articolo

Coffee ha fatto una chiacchierata con Barbara Bonvicini, vicepresidente di Meglio Legale – Aps e candidata al consiglio regionale della Lombardia per le elezioni del 2023.
Tiriamo le somme del 2022 e proviamo a tuffarci in questo 2023!

Il 2022 è stato un anno piuttosto complesso: si è aperto con la bocciatura del referendum cannabis, è proseguito con lo stop al ddl Magi Licatini e la vittoria elettorale della destra proibizionista e reazionaria, per concludersi con l’approvazione del decreto rave.

Partirei con un commento proprio in merito a quest’ultimo. Si tratta di una legge che, come facilmente ipotizzabile, non si rivelerà utile ad arginare l’esistenza dei free party, che, anzi, diventeranno più pericolosi nonché più onerosi per tribunali e imputati, contro i quali ci si potrà servire anche dello strumento delle intercettazioni telefoniche, come nel caso delle indagini di mafia. Il nostro Governo sta dunque reprimendo contesti non violenti, con il rischio di rendere gli eventi ancora più isolati e difficili da raggiungere da parte dei servizi di riduzione del danno, sortendo l’effetto opposto di quanto si sarebbe voluto ottenere.

Tra l’altro, l’iter legislativo si è rivelato alquanto acccidentato, al contrario di quelle che credo fossero le aspettative del Governo. Il ricorso alla tagliola, ad esempio, è stato emblematico.

Diciamo che questo Governo è arrivato in ritardo un po’ su tutto.
Nello specifico, il decreto rave, è bene sottolinearlo, nasconde fra le righe tutta una serie di interventi penali che vanno a modificare quella che era l’iniziale riforma Cartabia. Ci ritroviamo quindi con la reintroduzione dell’ergastolo ostativo per le persone che decidono di non diventare collaboratori di giustizia, ad esempio. L’etichetta di “decreto rave” si rivela ingannevole, applicata al provvedimento.
Parlando dell’iter, in effetti il percorso si è dimostrato più tortuoso del previsto, passando attraverso evidenti modifiche avanzate al fine di evitarne la bocciatura. In conclusione, occorre specificare come il decreto sollevi dubbi di costituzionalità, contrapponendosi a diversi articoli che sanciscono il diritto di libera riunione e associazione. 
Purtroppo, però, in Italia, la verifica preventiva di costituzionalità viene attuata solo in merito ai referendum popolari, e non riguardo le leggi approvate dal Parlamento. Circa quest’ultimo aspetto, sono convinta che anche da parte del Presidente Mattarella ci si sarebbe potuti attendere qualcosa in più.

Parlando di riduzione del danno, proprio in conclusione di 2022 è arrivata la notizia della chiusura del progetto Neutravel. Ti chiederei una sintesi della vicenda e, nonché un quadro di quella che è la situazione relativa alla riduzione del danno in Italia.

Il progetto Neutravel è un progetto di riduzione del danno su ampia scala. Uno dei pochissimi che da anni, prevalentemente nella regione Piemonte, ma in alcuni casi anche oltre i confini regionali, riesce a garantire servizi di drug checking. Si tratta di un test delle sostanze illecite svolto in via gratuita e anonima nell’ambito dei contesti del divertimento: rappresenta lo strumento che ha fatto conseguire i maggiori risultati in sede di riduzione del danno, anche in virtù della qualità degli operatori. Neutravel negli anni ha svolto un ruolo fondamentale anche per quanto riguarda ricerca e documentazione dei dati. Nonostante si stia dunque parlando di un progetto d’avanguardia, attualmente esso è in regime di autofinanziamento. La ASL piemontese aveva infatti confermato il finanziamento, ma a causa di problematiche di ordine burocratico da una parte, e politico dall’altra, i fondi non sono stati ancora stanziati. Le possibilità economiche dell’organizzazione, d’altro canto, non permetteranno di garantire la continuità del servizio ancora a lungo.
Tutto ciò si collega al quadro generale della riduzione del danno in Italia. Il nostro Stato ha enormi problemi nell’applicazione di questo tipo di politiche, sebbene, nel 2017, esse siano state inserite nei livelli essenziali di assistenza. Ad oggi, però, né le regioni né lo Stato hanno decretato le linee guida per definire quali siano i servizi da considerarsi obbligatori.
Possiamo perciò parlare di palese violazione di un diritto socio-sanitario.

Sfrutto il riferimento alle regioni per virare su una tematica maggiormente politica: sei candidata al consiglio regionale della Lombardia con Radicali Italiani, a sostegno di Pierfrancesco Majorino. Quali sono le aspettative, e qual è la tua analisi del frangente politico? 

La Lombardia è ormai da oltre trent’anni una roccaforte del centrodestra, la cui gestione ha generato conseguenze sotto diversi punti di vista: sanitari, amministrativi, sociali. In particolare su quest’ultimo punto, se ci riferiamo alla tematica delle sostanze illegali, credo che si sia perseverato in un approccio erroneo, che ha inquadrato il fenomeno in un’ottica securitaria e giustizialista piuttosto che sanitaria. Ciò rappresenta uno dei motivi principali alla base della mia candidatura. Parlando di quelle che sono le aspettative, ritengo che, a meno di una pesante frattura nel centrodestra legata alla candidatura di Moratti tra le fila del Terzo Polo, non assisteremo a clamorose sorprese. Allo stesso tempo, però, sono fiduciosa. Non solo credo che la pandemia abbia portato a rivalutare il ruolo delle regioni, nello specifico sotto il profilo della sanità, in particolare sono convinta che queste elezioni possano rivelarsi un’opportunità per provare a riportare una cultura di maggior serietà istituzionale all’interno dell’amministrazione regionale.

Ho sempre ritenuto che le municipalità possano e debbano giocare un ruolo di primo piano, per quanto riguarda la riforma delle politiche sulle droghe. Qual è il tuo parere in merito a questo? 

Le città rappresentano il punto di caduta di quelle che sono le politiche nazionali. I contesti urbani sono il luogo di maggior riscontro dell’efficacia o meno delle scelte governative. La creazione della rete delle città italiane antiproibizioniste, cui abbiamo assistito negli scorsi mesi, è stata per questo un’iniziativa lungimirante. 
Sarebbe necessario che i Comuni mettessero in campo un impegno condiviso al fine di invertire il trend delle leggi emanate a livello nazionale, ottimizzando e ampliando proprio quei servizi di riduzione del danno di cui si parlava in precedenza. Un’altra questione importante verte sul tipo di approccio che si intende imprimere ai servizi di welfare forniti alla cittadinanza, i quali dovrebbero tornare a mostrarsi vicino a tutti i vari spaccati della nostra società.

Parliamo di regolamentazione della Cannabis. In considerazione dei numeri espressi dall’attuale Parlamento, che sembrerebbero chiudere alla possibilità di intraprendere azioni riformiste, credi ci possa essere spazio di intervento per quel che riguarda la società civile?

La società civile si dimostrerà un elemento di fondamentale importanza, così come accaduto in passato, tenendo a mente un principio: fare politica non è disdicevole. E fare politica equivale a impegnarsi, proporre, riappropriarsi degli strumenti di partecipazione popolare. 

La bocciatura del Referendum Cannabis, d’altro canto, ha fornito più di un’indicazione su quali siano i quesiti che la Corte Costituzionale ritiene idonei. È in base a questo che si renderà necessaria la presentazione di una nuova proposta di legge di iniziativa popolare. Accanto a ciò, non dobbiamo smettere di sollecitare le sedi istituzionali, come avvenuto con il recente nuovo deposito del ddl 4 piante da parte di Riccardo Magi. 

Va infine ricordato come lo stesso contesto europeo, sempre più caratterizzato da istanze innovatrici in ottica antiproibizionista, non mancherà di far sentire la sua influenza.  

Per concludere: sei autrice, insieme a Riccardo Giorgio Frega, del podcast Stupefatti. Complimenti per qualità e longevità del podcast a parte, mi piacerebbe ne parlassi brevemente, perché si tratta di un incredibile lavoro di documentazione e di divulgazione.

L’idea del podcast nasce a Febbraio 2020, nel periodo immediatamente precedente pandemia e lockdown. Ci sembrava si trattasse di un mezzo ancora semi inesplorato al fine di portare avanti l’attivismo su certi temi, e abbiamo allora pensato a un prodotto che potesse documentare fallimenti del proibizionismo, dati, modelli di consumo non problematico, e quant’altro, adottando un tono e uno stile informali e mediante un’impostazione laica e scientifica. 

A distanza di quasi tre anni, ci riteniamo molto soddisfatti del podcast e della sua resa, in particolare perché abbiamo notato che Stupefatti per noi diviene spesso un pretesto per portare avanti un lavoro di inchiesta a livello globale, in grado di fornire una prospettiva quanto più ampia possibile della tematica relativa alle sostanze stupefacenti.

Ascolta il podcast di Barbara – Stupefatti Podcast!

Stupefatti Podcast

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