Andiamo a conoscere Markus e la sua Sea of Green, al nostro fianco per sostenere #IoColtivo!
Innanzitutto, ti chiederei di presentarti, spiegando come nasce l’idea di lavorare con la canapa.
Sono Markus, proprietario di Sea of Green, un’azienda con sede a Merano nata nel 2016.
Il principale avvicinamento al CBD è avvenuto a seguito di un caso di sclerosi multipla in famiglia.
Dopo anni di percorso terapeutico standard, la situazione non aveva assistito a nessun miglioramento.
Facendo ricerche, ho scoperto che la Cannabis poteva rappresentare un’alternativa, anche solo a fine palliativo.
Le riserve iniziali hanno subito ceduto il posto ai visibili e immediati risultati.
A mia volta, cercavo un rinnovamento dal punto di vista lavorativo.
Le due cose si sono unite, portando così alla nascita di Sea of Green, anche sulla scorta di un intento divulgativo sulle proprietà della pianta.
Quali sono le caratteristiche dell’azienda?
Oltre all’attività di rivendite all’ingrosso di infiorescenze e altri prodotti, nel 2017 siamo stati i primi in regione ad avviare una propria attività di produzione indoor ed avere l’autorizzazione di commerciare le talee.
Nell’ultimo periodo, l’attività di coltivazione indoor è stata ridotta a vantaggio della produzione outdoor ad opera dei canapicoltori della regione, da cui attualmente ci riforniamo in virtù dell’alta qualità e del prezzo concorrenziale.
Promuoviamo dunque le attività del territorio, affiancando a questo attività di counseling.
Che cosa pensi della 242/16, essendo la legge che regola il tuo ambito lavorativo?
Da una parte, la 242 ha rappresentato senza dubbio un beneficio, che, oltre agli aspetti pratici, ha avuto modo di proporsi anche come strumento di sensibilizzazione per l’opinione comune, sbloccando un meccanismo fino a quel momento inceppato.
Detto questo, come ogni legge, si tratta di un provvedimento che ha bisogno di evolvere e aggiornarsi: allo stato attuale, la 242 si traduce spesso in controlli serrati ed eccessivi oneri tecnici e burocratici.
La scelta di sponsorizzare la campagna #ioColtivo ci porta al tema della regolamentazione della Cannabis.
Quali sono in merito le tue aspettative?
Credo che l’iniziativa sia un buon momento per riproporre l’argomento, nonostante la situazione governativa.
Certo, le esperienze passate, relative alla raccolta firme per la pdl Legalizziamo! del 2016 e per il #ReferendumCannabis del 2021, hanno lasciato un po’ di delusione.
Sappiamo bene che in Italia, in particolare sotto il profilo politico, la lotta antiproibizionista è sempre stata ostruita, ma ciò deve piuttosto rappresentare un motivo in più per portare avanti le nostre rivendicazioni.
Ad ogni modo, si tratta di una tematica che, anche alla luce di quanto sta avvenendo in Europa, Germania in primis, non è più possibile trascurare.
Secondo te, in che modo il settore della canapa a uso industriale può agevolare un processo di totale legalizzazione?
Dopo il 2016, che piaccia o no, c’è un dato di fatto: puoi tenere il fiore di Cannabis in mano senza andare in prigione.
Piano piano, la gente si sta abituando a questa nuova realtà, sempre più normalizzata: è un processo lento, ma invasivo e inevitabile, che continua a rafforzarsi.
Un prodotto legale, inoltre, è più sicuro e controllato, a differenza di quello che si trova al mercato nero. Aiutare le persone a capire la differenza, principalmente in termini di benefici per la salute, è uno degli aspetti principali del nostro lavoro.
Purtroppo, non possiamo dire di avere dalla nostra parte gli organi di informazione, ma l’attivismo degli operatori e la voglia di conoscenza delle persone stanno risultando decisive al fine di cambiare i luoghi comuni.