La cannabis in Europa

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Di Maria Petruccelli

Anche se l’attenzione sul tema della cannabis cresce sempre di più andando ad alimentare il dibattito politico, la regolamentazione di questa materia risente ancora molto delle politiche proibizioniste imposte più di 70 anni fa. Soprattutto non si può dire che nel mondo ci sia un approccio normativo uniforme: si passa da paesi in cui l’uso e la vendita sono totalmente legali come l’Uruguay ad altri in cui non solo la vendita ma anche la detenzione di quantità modiche è punita con il carcere come avviene ad esempio in Polonia. 

Stringendo lo sguardo sull’Europa sono ancora molti i paesi che adottano una legislazione restrittiva riguardo alla cannabis, tuttavia ci sono alcuni esempi di apertura che hanno già rivelato tra l’altro risultati molto positivi. Oltre a tanti paesi in cui la cannabis è consentita per uso terapeutico, alcuni stati, realizzando che il proibizionismo ha fallito nella lotta alle droghe, hanno adottato negli ultimi anni una normativa più flessibile.

In questo senso, il Portogallo è stato il primo paese in assoluto a rivalutare il proprio approccio in materia di stupefacenti. Già nel 2001 ha depenalizzato il possesso adottando una politica concentrata sulla salvaguardia della persona e non sulla punizione dei consumatori. E a premiare questa scelta sono i numeri: ad oggi Il Portogallo è considerato il quarto Paese più sicuro al mondo secondo il Global Peace Index (l’Italia, ad esempio, si posiziona al trentaduesimo posto), il numero dei detenuti per reati connessi alle sostanze stupefacenti è diminuito da 4000 persone nel 1999 a circa 1000.  In generale, l’uso di tutte le sostanze stupefacenti ha subito un drastico calo.

In Spagna invece sono le zone grigie della legge a rendere il trattamento della cannabis più morbido. Il suo consumo è infatti tollerato solo negli spazi chiusi, anche in forma collettiva nelle associazioni di consumatori, cosiddetti Cannabis social club, mentre l’uso in luoghi pubblici è punito con una multa. Allo stesso modo la coltivazione è tollerata solo nel proprio domicilio o all’interno dei club, mentre per quanto riguarda la vendita è considerata reato ma è consentito alle associazioni cederla agli associati in quantitativi che non devono superare una soglia mensile. 

In Olanda, contrariamente a quello che la maggior parte delle persone crede, la cannabis non è legale ma vige la cosiddetta “politica della tolleranza”. Il possesso per uso personale è stato depenalizzato, dunque non è più considerato reato ma un’infrazione punibile con multa. La vendita in generale resta illegale, ma non viene perseguita all’interno dei coffee shop e se rispetta determinati criteri: non si può vendere ai minorenni e vendere più di 5 g al giorno alla stessa persona, in ogni caso sono vietate le droghe pesanti. Infatti, la disciplina olandese prevede una divisione tra droghe leggere e droghe pesanti con l’intenzione di evitare che i consumatori delle prime vengano in contatto con le seconde.


Da ultimo anche il governo Lussemburghese ha annunciato la volontà di legalizzare il consumo e la coltivazione fino a 4 piante di cannabis per i maggiorenni, il commercio invece sarà limitato ai semi. Il Lussemburgo diventerebbe così il primo paese in Europa a legalizzare la produzione e il possesso di cannabis per uso ricreativo, aggiungendosi solo ad altri due paesi nel mondo, Uruguay e Canada, e 11 stati negli Stati Uniti.

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