Legalizzare conviene. I numeri parlano chiaro

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Di Pierluigi Gagliardi

Ad oggi, gli Stati Uniti sono sicuramente tra i casi più eclatanti per il numero di effetti positivi legati alla legalizzazione della cannabis: solo nel 2019 sono stati 340mila i lavoratori impegnati in questo mercato con dei salari complessivi che ammontano fino a 12,4 miliardi di dollari. Considerando l’esperienza americana e provando ad applicarla al mercato italiano, i professori Ferdinando Ofria, docente di Politica Economica, e Piero David, ricercatore di Economia Applicata, hanno sviluppato un nuovissimo studio sulle prospettive economiche della regolamentazione del commercio della cannabis in Italia. Venerdì 15 gennaio, gli economisti, già autori di rilevanti analisi nel settore della canapa, hanno esposto per la prima volta il loro elaborato attraverso i canali di Meglio Legale

Secondo i dati riportati dalla Relazione annuale al Parlamento sulle tossicodipendenze in Italia aggiornato a dicembre del 2019, il consumo di cannabis è considerato un fenomeno di massa essendo non solo la sostanza più diffusa sul mercato illegale ma che coinvolge ogni anno il 58% delle operazioni antidroga. I professori hanno dimostrato che la regolamentazione però potrebbe limitare e correggere questo fenomeno sotto molteplici aspetti.

Per i consumatori, il beneficio indiretto più evidente sarebbe il miglioramento qualitativo del prodotto. Attualmente, la vendita di cannabis con un’elevata quantità di THC non è sottoposta a controlli ma lasciata liberamente nelle mani della criminalità organizzata. Gli effetti del mercato nero rischiano ogni giorno di essere dannosi per la salute dei consumatori a causa dello spaccio di prodotti scadenti che spesso contengono lana di vetro, lacca e piombo per aumentarne il peso. Un rischio che lentamente scomparirebbe grazie al controllo di qualità della filiera attraverso la regolamentazione.

Seppure l’introduzione di un mercato legale della cannabis comporterebbe dei costi frizionali di gestione, tali spese verrebbero di gran lunga superate dagli introiti economici nelle casse dello Stato. Infatti, i professori stimano che, con l’eliminazione del reato di produzione e vendita di sostanze stupefacenti, l’Italia risparmierebbe fino a 600 milioni di euro solamente con la riduzione dei costi legati alle spese di repressione relative alle forze dell’ordine, magistratura e sistema carcerario. 

In questa analisi, il gettito fiscale risulterebbe l’aspetto positivo di maggior rilievo in termini economici. Per stimare le entrate fiscali, i professori Ferdinando Ofria e Piero David hanno considerato diversi scenari, tenendo in considerazione sia le diverse metodologie per la stima dei consumi di cannabis in Italia (i questionari dell’indagine IPSAD, le acque reflue dell’indagine Aqua drugs e i sequestri annui di hashish, marijuana e piantine) sia ipotizzando un’aliquota simile a quella applicata per i tabacchi, circa il 75% del prezzo di vendita, o simile a quella per l’alcool, circa il 35%. 

In conclusione, lo studio ha comprovato che “sommando il gettito fiscale ed i risparmi di spesa per la repressione del fenomeno, il costo fiscale del proibizionismo delle droghe leggere in Italia per l’anno varia dai 4,3 ai 9,3 miliardi di euro”.Questi numeri smontano la retorica del proibizionismo e con i fatti provano a dimostrare che, come per qualsiasi altro fenomeno di massa, il consumo di cannabis conviene regolarlo piuttosto che semplicemente proibirlo.

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