L’Eldorado delle Mafie: tra botti di vino e arresti

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Si chiama così: operazione ‘Eldorado’, partita nel 2016, q che ha permesso in questo fine Gennaio di sgominare un’organizzazione criminale specializzata nel traffico di droga che operava tra Spagna, Piemonte, Sardegna, Lombardia, Lazio e Abruzzo. 

L’operazione è stata conclusa dal Nucleo Investigativo di Cagliari, che ha portato all’arresto di 19 persone: l’approdo finale della merce era la Sardegna, la partenza invece interessava la Penisola Iberica da cui partivano ogni due mesi circa duemila chili di sostanze stupefacenti (hascisc e cocaina), di cui 500 diretti sull’isola del mediterraneo. 

Ma come facevano? Quali sono gli stratagemmi messi in atto? 

Ecco, in questi momenti mi vengono in mente i documentari o le serie tv su Netflix dedicate ai Narcos, i sottomarini pieni di droga che viaggiano nel pacifico, la corruzione di persone messa in atto ad esempio nei porti più importanti, nei luoghi in cui la logistica è fondamentale per portare a termine le operazioni di scambio, o i più classici corrieri. 

Ecco in questo caso la droga veniva nascosta nelle cisterne piene di vino, o all’interno di blocchi di cemento, quelli che vengono usati come contrappeso per le gru. 

Insomma, la fantasia non manca, tanto da avere il tempo di poter vendere in questi anni migliaia di chili di sostanze: se pensiamo infatti che l’operazione è iniziata nel 2016 e si è conclusa oggi, sono almeno 6 anni che le operazioni vanno a buon fine, così come gli introiti economici. Duemila chili ogni due mesi, dodicimila chili all’anno, settanta duemila chili in 6 anni. Se queste sono le cifre la criminalità organizzata riesce sempre ad arrivare prima: una delle regole del lavoro del narcotrafficante è la semplice equazione di massimizzazione del profitto con la minimizzazione del rischio. 

Il rischio è essere presi, certamente, ed è un bel rischio, ma dopo tutti questi anni di proibizionismo per alcuni un’operazione bloccata è come pagare una multa, per poi ripartire alla ricerca di un’altra soluzione, di un’altra corruzione.

Quest’ultimo fenomeno indicato, quello della corruzione, è uno degli elementi principali da scardinare: a livello internazionale si è cercato di porre degli obiettivi con la firma della Convenzione di Palermo nel 2003 e successivamente con la Convenzione di Merida in cui venivano individuati ulteriori strumenti di cooperazione tra gli Stati. 

Ma torniamo al punto precedente, che non è slegato da questo: il potere può corrompere così come il denaro, ma se la criminalità organizzata è libera di accumulare capitali per un tempo adeguato, come si può fermare la giostra del traffico in un mercato per cui esiste la domanda?

Si torna agli elementi primari della sicurezza: la tutela del capitale umano e il libero accesso all’istruzione, la necessità di eliminare la povertà che obbliga in particolare in alcuni paesi a non avere libera scelta sulla propria vita, la legalizzazione della cannabis per allontanare i ragazzi dalle piazze di spaccio e dalle dinamiche di assoggettamento  a quel mondo. 

Oggi, dopo aver visto anche in Thailandia il passo in avanti compiuto per la coltivazione domestica, c’è la possibilità di creare un differente Eldorado fatto di conoscenza e consumo consapevole, fuori dalle maglie della criminalità organizzata. 

A tutela delle persone.

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