Raphael Mechoulam

Addio al dottor Raphael Mechoulam

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Si è spento all’età di 92 anni il dottor Raphael Mechoulam, pioniere e baluardo della ricerca scientifica sulla Cannabis.

Nato in Bulgaria nel 1930, figlio di un reduce di un campo di sterminio nazista, fuggito dall’Europa all’inizio degli anni ’40, Mechoulam si era formato alla Rockefeller University, divenendo in seguito membro dell’Istituto Weizmann.

Inizialmente iscritto alla facoltà di ingegneria chimica, Mechoulam passò presto allo studio della biochimica.

Finché, un giorno, la sua attenzione venne attirata da una pianta di Cannabis.

La morfina era stata isolata dall’oppio da centocinquanta anni, la cocaina dalla coca da circa un secolo: dopo millenni di utilizzo, perché della principale molecola della Cannabis si sapeva invece così poco?

Nacquero così i primi esperimenti in laboratorio, grazie a un campione di cinque chili di hashish fornito dalla polizia e trasportato in laboratorio tramite un viaggio in autobus, senza che né Mechoulam né i poliziotti fossero a conoscenza di infrangere la legge, rischiando la reclusione. 

Un aneddoto che riassume l’incondizionata fame di conoscenza del personaggio, e di come spesso il progresso scientifico venga percepito come pericoloso.

L’arresto verrà evitato per buona sorte, ma, assieme allo scampato pericolo, giunse anche la sintetizzazione del THC, isolato nel 1964.

Nessuno si mostrò interessato alla scoperta del giovane chimico.

Sessant’anni dopo, è stato quello il momento che ha segnato inizio alla ricerca moderna sulla Cannabis.

Nel 1992 arriveranno le scoperte del sistema endocannabinoide, sistema di comunicazione fra cellule che regola l’omeopatia, e dell’anandamide, sostanza cannabinoide prodotta dal cervello umano.

“Penso che dovremmo provare a basare la medicina come ad un’estensione della natura”, disse una volta a Mario Catania, in una delle sue rare interviste italiane.

Per chi volesse approfondire la fondamentale eredità di Mechoulam, il documentario del 2015 The Scientist, resta la più viva testimonianza del suo lascito.

Si spegne l’uomo, resta il simbolo.

Una figura rivoluzionaria, in grado di opporre alle politiche proibizioniste gli strumenti della scienza.

Lui che, nonostante venisse soprannominato “il papà della Cannabis”, mai ne aveva fatto uso in vita sua.

Ho scoperto che l’indipendenza della ricerca causa una dipendenza da cui non voglio essere curato.

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