Storia Delle Droghe

Un viaggio nella Storia delle droghe: dall’antichità ai giorni nostri

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La storia delle droghe è un affascinante percorso che ci permette di esplorare l’evoluzione dell’umanità e delle sue relazioni con le sostanze in grado di alterare la mente. Sin dai tempi più antichi, l’uomo ha cercato modi per sperimentare stati di coscienza diversi, ma i reperti archeologici dell’epoca preistorica suggeriscono che i nostri antenati avessero scarso coinvolgimento nel consumo di droghe.

Tuttavia, le prime tracce di sostanze psicoattive si trovano nella farmacopea delle culture di cacciatori-raccoglitori africani. Nonostante le evidenze sul cosiddetto kaishe, una pianta con poteri allucinogeni utilizzata dai guaritori Boscimani, siano ancora oggetto di dibattito, questi accenni ci fanno riflettere sul ruolo delle droghe nell’esperienza umana.

Molte delle prime pratiche di consumo di sostanze non erano finalizzate a scopi ricreativi o medici, ma avevano un significato religioso e cerimoniale. Allucinogeni come funghi e spore erano integrati nelle pratiche sacre in diverse culture del mondo, dal Maghreb al Sudamerica.

Con la rivoluzione neolitica, intorno al 10.000 a.C., l’uomo inventò l’agricoltura e si aprirono nuove possibilità di utilizzo delle piante. In Cina, furono scoperti i primi reperti di Cannabis, inizialmente considerata per le sue proprietà alimentari, ma successivamente utilizzata anche per produrre fibre, corde e carta.

Il periodo medievale segnò un cambiamento significativo nelle finalità dell’uso di sostanze. Nonostante le prime forme di repressione del consumo cominciassero a sorgere, piante e sostanze continuavano ad essere utilizzate in ambito industriale e medico. Tuttavia, con l’avvento dell’era moderna, l’approccio verso le droghe subì un drastico cambiamento, con la criminalizzazione di molte piante e molecole.

Oggi, le droghe più utilizzate includono la Cannabis, la cocaina e i derivati degli oppioidi. Alcol e nicotina rimangono le droghe più consumate a livello mondiale. Inoltre, le smart drugs, farmaci finalizzati a migliorare le prestazioni cognitive, stanno guadagnando popolarità come sostanze ricreative legali.

La storia delle droghe è un capitolo complesso e affascinante che ci porta a riflettere sul rapporto dell’umanità con queste sostanze e sui cambiamenti sociali, culturali e legali che ne sono derivati nel corso dei secoli.

Quando sono nate le droghe? 

Tracciare una storia delle droghe, seppur sommaria, significa scorrere l’evoluzione tecnica, scientifica e sociale dell’uomo, all’insegna di un percorso senza soluzione di continuità: una sorta di piccolo compendio della storia umana.
Nonostante l’uomo abbia sperimentato stati alterati di coscienza fin dai suoi albori, i reperti dell’epoca preistorica sembrano suggerire che i nostri antenati avessero ben poca dimestichezza con il consumo di droghe.
I primissimi incerti riferimenti a sostanze in grado di modificare la psiche si trovano nella farmacopea delle culture di cacciatori-raccoglitori africani: sebbene sia possibile imbattersi in accenni al cosiddetto kaishe, pianta dai poteri allucinogeni che sarebbe stata utilizzata da guaritori Boscimani, in realtà ancora oggi si discute sull’effettiva consuetudine di queste popolazioni all’utilizzo di sostanze. Una delle motivazioni più suggestive per spiegare tale periodo di latenza ha a che fare con il progresso stesso di cultura e natura umane: in un’epoca in cui gli esseri umani si trovavano quanto mai vicino al loro stato naturale, mantenere una condizione di lucidità mentale, evitando così minacce letali da parte di altri animali, equivaleva in sostanza a preservare l’istinto di conservazione. 
Bisogna inoltre considerare che, a differenza della pietra, le sostanze chimiche si decompongono in maniera molto rapida: non è da escludere, perciò, che l’utilizzo di sostanze stupefacenti possa essere antecedente rispetto ai reperti archeologici di cui disponiamo. 
Interessante, da questo punto di vista, una ricerca pubblicata nel 2014 dall’Università di Valladolid, che identificò quattro diversi tipi di intossicanti in altrettanti siti archeologici di epoca neolitica – databili dunque fra 12.000 e 2.000 a.C.: piante e semi fossilizzati, residui di bevande alcoliche, alcaloidi psicoattivi, rappresentazioni grafiche del consumo di bevande e allucinogeni.  
La principale finalità di queste prime pratiche di consumo non era tuttavia né ricreativa né medica, bensì religiosa e cerimoniale, in particolare in merito all’utilizzo di allucinogeni come funghi e spore, integrati nelle pratiche sacre a quasi ogni latitudine del pianeta, dal Maghreb al Sudamerica. 
Circa verso il 10.000 a.C., mediante la rivoluzione neolitica, l’uomo inventa l’agricoltura: all’incirca in questo periodo si collocano i primi ritrovamenti relativi a reperti di Cannabis, situati in Cina. 
Il periodo di prima domesticazione è caratterizzato dall’interesse per le proprietà alimentari della pianta, così come riportato nel Xia Xiao Zheng, fra i testi più antichi della tradizione cinese nonché uno dei primi trattati di agricoltura. La scoperta della possibilità di estrarre fibre, corde e carta dagli steli, ampliando le possibilità di sfruttamento, avviene in un momento successivo, attorno al 2.800 a.C.
In questa fase iniziale, in base ai consumi, le popolazioni possono essere suddivise in due tipologie: se, da una parte, le culture americane mostrano predilezione per gli psichedelici, quelle eurasiatiche accordano preferenza al vino
Fermentato già a partire dal 6.000 a.C. nelle zone del Caucaso, la bevanda si diffuse nelle sue numerose varianti, come nel caso del celeberrimo idromele.  
Le prime testimonianze sulle droghe in forma scritta si collocano attorno al 3.500 a.C. circa: un frammento di papiro ci informa della produzione di birra in Egitto, delle tavolette cuneiformi della coltivazione del papavero da oppio in Mesopotamia, un trattato medico del consumo di Cannabis in Cina. 
A ciò si aggiungono presto le fonti letterarie: l’episodio dei Lotofagi nell’Odissea (composta tra 900 e 800 a.C.), l’apologia del vino di Aristofane nella sua commedia I Cavalieri, la leggenda di Glauco ne Le Metamorfosi di Ovidio, secondo il quale l’ingestione di un’erba magica donò al giovane immortalità e saggezza, il nepenthe citato nei racconti della mitologia greca.
Da evidenziare, per la sua peculiarità, la Lex Cornelia, promulgata nell’81 a.C. da Silla, dittatore di Roma, la quale non accordava al termine droga accezioni positive o negative, ma si limitava a fornire indicazioni circa il suo potere di nuocere o giovare a seconda delle modalità di consumo. 
Durante la dinastia dei Severi, inoltre, un numero eccessivo di casi di intossicazione portò all’emanazione di un editto contenente disposizione di limitare l’utilizzo del Datura Stramonium e della polvere di cantaride nei bordelli.
Trattati tecnici, espressioni artistiche e indicazioni giuridiche rappresentano dunque conferma di una conoscenza delle droghe già piuttosto avanzata. Da segnalare inoltre la Theriaka, bevanda a base di oppio assunta quotidianamente da Marco Aurelio su prescrizione del suo medico Galeno, il quale darà il nome alla medicina galenica, l’arte di preparare medicamenti partendo da droghe grezze.
L’estratto del papavero rappresentava con tutta probabilità la droga maggiormente consumata dagli antichi Romani.
Le invasioni barbariche, che decretarono la caduta dell’Impero Romano d’Occidente e l’inizio del Medioevo, portarono all’incontro-scontro con nuove popolazioni.
Fra queste, i Vichinghi, nei cui insediamenti storici recenti ricerche hanno riscontrato la presenza di pollini di Cannabis, con tutta probabilità utilizzata dai guerrieri prima di scendere in battaglia al fine di raggiungere quello stato mentale di trance successivamente divenuto noto come Berserker.

Quali droghe si usavano nel Medioevo? 

Con il passaggio dall’età antica al Medioevo, le finalità stesse dell’utilizzo di sostanze subiscono importanti trasformazioni, veicolate da un concetto nuovo di mondo e società. Nonostante, come abbiamo visto, non mancassero esempi antecedenti, è da questo momento in poi che è infatti possibile parlare apertamente di uso voluttuario. 
Non è un caso che le prime forme di repressione del consumo abbiano origine in questo periodo. Tuttavia, piante e sostanze continuarono a essere usate anche in ambito industriale e medico, con conoscenze spesso tramandate per via orale, con l’intento di sfuggire alla criminalizzazione. 
Un esempio è fornito dall’elaborazione definitiva della Theriaka, uno dei primi casi al mondo di polifarmaco
Allo stesso modo, Mandragora, Belladonna, Valeriana e Aconito sono inscritte in questo novero di piante medicamentose. 
La prima ondata proibizionista generò una regressione delle conoscenze tecniche acquisite fino a quel momento, perlomeno in Europa, soggiogata dal potere della Chiesa Cattolica. Discorso diverso per quanto riguarda Costantinopoli, divenuta capitale dell’Impero, presso cui ricerche e sperimentazioni sulle droghe non vennero scoraggiate.
Se c’è una sostanza che in questo periodo va incontro a grande circolazione e apprezzamento, essa è senza dubbio la birra, bevuta prevalentemente sotto forma di gruit, una combinazione di erbe (generalmente mirto di palude, rosmarino di palude e achillea millefoglie) che, a partire dal XXIII secolo, verrà sostituita dal luppolo.
La tecnica araba della distillazione giungerà solo nel XVI secolo, e con essa l’ampliamento della gamma di prodotti alcolici.
Rimane ampia, perlomeno nel mondo arabo, anche la diffusione della Cannabis, già all’epoca al centro di un ampio dibattito riguardo le conseguenze dei suoi effetti. 
Il Milione di Marco Polo, resoconto di viaggi composto nel 1298 circa, fornisce un’accurata descrizione delle pratiche inebrianti orientali: il quarantesimo capitolo dell’opera è dedicato alla racconto del Vecchio sulla montagna, alla guida di una setta di sicari detti Hassasins, ossia “dediti all’hashish”, all’insegna di una collegamento diretto tra l’estratto della Cannabis e l’etimologia del termine assassino
L’epoca moderna si segnala per ulteriori significative scoperte, e per un caso di cronaca davvero particolare.
Nell’estate del 1518, una folla composta da poche decine di persone, divenuta via via sempre più numerosa, si riversò nelle strade di Strasburgo, al ritmo di un ballo frenetico, scomposto, e privo di qualsiasi accompagnamento musicale. Secondo alcune fonti, il numero dei danzatori giunse addirittura a quattrocento. 
Venne ipotizzato un caso di isteria di massa, un raptus di follia, un’epidemia del ballo di San Vito.
Quella che passerà alla storia come Piaga del ballo, proseguita per quasi due mesi, fra il Luglio e il Settembre del 1518, in realtà, potrebbe avere una spiegazione chimica: fra le varie ipotesi, infatti, non è da escludere che le motivazioni del delirio collettivo fossero da collegare a un avvelenamento da segale cornuta, altresì detta ergot, fungo parassita della segale dalle capacità intossicanti, da cui il termine ergotismo.   
Nonostante in molti faranno notare che i quantitativi ingeriti non sarebbero stati sufficienti a spiegare una durata così prolungata degli effetti allucinogeni, la teoria rimane comunque molto affascinante.
Quattro secoli dopo, Albert Hoffman, proprio partendo dallo studio della Claviceps purpurea (nome tecnico dell’ergot), giungerà a sintetizzare la dietilammide-25 dell’acido lisergico, che il mondo conoscerà semplicemente come LSD.
La scoperta dell’America portò gli europei a contatto con due sostanze in uso già da millenni presso le popolazioni indigene, e che diventeranno centrali nella storia dell’odierna società dei consumi occidentale: il tabacco e la cocaina
A queste si aggiunsero le polveri da fiuto contenenti DMT (sigla per Dimetiltriptammina), attestate dai conquistadores sulla spiaggia di Hispaniola, denominate Kohhobba dagli Indiani Taino, dalle potenti proprietà allucinogene.
Il tabacco fu coltivato per la prima volta in America fra il 5000 e il 3000 a.C., destinato a utilizzi medici e religiosi. 
Dopo la scoperta del Nuovo Mondo, inizialmente commercializzato sotto forma di sigaro, il consumo del tabacco si diffuse non solo in Europa, ma anche in Oriente, in particolare in Cina. 
Le missioni diplomatiche furono decisive per la sua circolazione. L’ambasciatore portoghese Jean Nicot omaggiò Caterina de’ Medici con foglie e semi di tabacco: è a questo avvenimento che si deve il nome di nicotina, nome con cui la pianta venne ribattezzata in onore del diplomatico.   
Ai giorni nostri, il numero di consumatori mondiali di Nicotiana Tabacum, la specie di tabacco divenuta predominante nella produzione industriale, supera il miliardo.
La masticazione della coca risale invece al 3000 a.C., e la sostanza veniva usata dagli Inca nella pacificazione e nella cooptazione dei leader tribali. Giunti nel continente americano, gli spagnoli ne sfruttarono le proprietà eccitanti al fine di assicurarsi una manodopera indigena più efficiente, mostrando tuttavia tiepido apprezzamento per la sostanza e approfondendone perlopiù l’efficacia nel trattamento di fatica, depressione e disfunzioni sessuali.

Quali droghe si usavano in epoca moderna? 

L’Europa, salvo alcune eccezioni, faticò ad adottare la coca, anche in virtù del fatto che il trasporto navale su lunga distanza comportasse la perdita dell’effetto delle foglie.
La produzione rimase così confinata in Sudamerica fino al XIX secolo. 
Poi, nel 1859, il chimico tedesco Albert Niemann isolò la cocaina da un carico di foglie di coca di quattordici chili, influendo in maniera decisiva sugli sviluppi successivi.
In generale, l’Ottocento rappresenta una delle epoche di maggior apertura nei confronti della sperimentazione scientifica sulle droghe.
Non è un caso se il termine farmacognosia, con il quale si indica la scienza che studia morfologia e principi attivi delle droghe, viene utilizzato per la prima volta proprio in questo periodo. Il primo riscontro in questo senso risale al 1811, anno di pubblicazione di Lehrbuch Der Materia Medica, opera del medico austriaco Johann Adam Schmidt.
La letteratura stessa mostrò una forte fascinazione nei confronti delle sostanze: Sherlock Holmes, il celebre detective frutto dell’immaginazione di Sir Arthur Conan Doyle, era un appassionato consumatore di cocaina.
Nel 1806 Fredrich Seturner aveva isolato la morfina dall’oppio, così come, appena quattro anni prima di Niemann, l’alcaloide della cocaina era stato estratto da Friedrich Gaedcke.
La cocaina si diffuse in maniera capillare fin dal principio, tant’è che, nel 1874, il medico dell’esercito bavarese Theodor Aschenbrandt ne sperimentò la somministrazione ai soldati, riferendo di “una notevole utilità” della sostanza. 
Tra coloro che presero appunti, Sigmund Freud, il cui saggio Sulla cocaina è del Luglio 1884.
Il periodo a cavallo fra XIX e XX secolo è probabilmente il momento di maggior fortuna e diffusione della cocaina: basti pensare che, fino agli inizi del Novecento, le foglie di coca rappresentavano un ingrediente base della formula della Coca-Cola, che deve il nome proprio alla pianta di coca.
La Grande Guerra è il primo e unico conflitto in cui ai combattenti fu consentito di consumare cocaina su larga scala come parte della tattica militare, al punto che l’origine delle leggi antidroga britanniche affonda le sue radici in questo periodo: il Dangerous Drugs Act venne emanato nel 1920.
Con la guerra del Vietnam si giunge al momento in cui l’oppio diviene eroina per come la conosciamo oggi.
Le amfetamine, prodotte e vendute per il consumo di una società industriale, sono le ultime sostanze a comparire. La Seconda Guerra Mondiale diede l’impulso definitivo alla loro proliferazione. Benché processate in laboratorio, esse in origine nascono per sostituire l’efedra, antico rimedio erboristico cinese.
L’ideologia nazista fu integralista nella sua opposizione al consumo di droghe. 
Le metanfetamine, che apparvero sul mercato a fine anni Trenta, rappresentarono l’eccezione: assunte per ottimizzare attenzione e vigilanza, divennero simbolo della supposta superiorità ariana.
Tattica del blitzkrieg, occupazione della Cecoslovacchia e invasione della Francia sono tre esempi utili a ribadire la strategicità dell’utilizzo del Pervitin da parte dell’esercito tedesco. 
L’uso del farmaco era talmente massiccio che nel 1940 venne reso disponibile solo previa ricetta.
Il consumo di amfetamine veniva tollerato e incoraggiato anche sul fronte opposto. Nell’immediato dopoguerra, il Giappone fu lo Stato che più di tutti subì il contraccolpo dovuto all’utilizzo di amfetamine mutuato dal conflitto, con la prima “epidemia di droga” della sua storia. 

Quali sono le droghe più utilizzate oggi?


Fra anni ‘60 e anni ‘70 il mercato delle droghe assume la conformazione attuale.
Accanto ad alcol e nicotina, che restano nettamente le droghe più consumate a livello mondiale, le sostanze illecite maggiormente utilizzate al giorno d’oggi sono Cannabis, cocaina e derivati degli oppioidi.
L’ultima tendenza, in ordine cronologico, è rappresentato dalle smart drugs, farmaci finalizzati a migliorare le prestazioni cognitive, usate a fine ricreativo in virtù della loro legalità.
Dopo millenni di utilizzi, sperimentazioni e innovazioni, il Novecento sarà il secolo che assisterà alla dominazione dall’ideologia proibizionista, la quale segnerà lo spartiacque fondamentale tra un prima, caratterizzato dalla curiosità verso le sostanze inebrianti, e un dopo, contraddistinto dalla criminalizzazione di piante e molecole.
Ma questa, ahinoi, è tutta un’altra storia. 

Questo vizio di fumare tabacco riempie le casse di cento milioni di franchi in tasse ogni anno. Certo che lo proibirò, prima o poi: quando potrete nominarmi una virtù che possa apportare altrettante entrate. 

Napoleone III

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