A cura di Giuseppe Brescia (Coffee).
Ho fatto una chiacchierata con un nostro nuovo sponsor. Tre fratelli pieni di energia, competenze tecniche e creatività, leader di un’azienda di prodotti a base di canapa: sono Erika, Carlotta e Giovanni Pozzetti, meglio conosciuti come Treepotsies!
Innanzitutto, vi chiederei di presentarvi, raccontando di chi siete e descrivendo la vostra attività
Erika: Noi siamo i Treepotsies, nome che può risultare un po’ di difficile pronuncia, ma per noi pieno di significato.
Si tratta dell’unione di più concetti, innanzitutto il “tree”, l’albero genealogico. Veniamo infatti da una storia imprenditoriale piuttosto importante: nostro nonno negli anni ‘70 ha fondato Specchiasol, azienda di integratori alimentari e cosmetica naturale che, nel settore della fitoterapia/erboristeria/farmacia, è piuttosto famosa. Due anni fa l’azienda è stata venduta, e allora noi abbiamo deciso di partire con il nostro progetto, sulla base dell’esperienza maturata in Specchiasol.
C’è poi il “trip”, il viaggio: tanto il nostro percorso personale, quanto l’esperienza che vogliamo offrire ai clienti. Il “pot”, infine, è il vaso, il contenitore che unisce tutte le nostre esperienze e la nostra voglia di creare qualcosa di innovativo.
I Potsies, insomma, siamo noi: fratelli, soci, soprattutto amici.
Come nasce l’idea di lavorare con la canapa?
Erika: Specchiasol ha una grande tradizione pionieristica, essendo stata una delle prime aziende a parlare di fitoterapia, promuovendo eventi come la Fiera Herbora di Verona o portando avanti la ricerca su piante come la stevia. Il tentativo di abbattere lo stigma è dunque connaturato nel nostro retaggio. Quale migliore soluzione allora della canapa, la pianta stigmatizzata per eccellenza?
La decisione è perciò legata tanto alla voglia e alla capacità di guardare costantemente avanti quanto al fatto che siamo da sempre grandi sostenitori di questa pianta.
Da un certo punto di vista, è come se avessimo sentito il richiamo di questa strada.
In conclusione, c’è anche un fattore legato a una necessaria valutazione commerciale, perché la Cannabis è un trend in grande ascesa a livello globale.
Potreste descrivere le vostre due linee di prodotti?
Carlotta: Abbiamo due linee, con nove prodotti in totale. Otto di essi, sette prodotti, più un accessorio, sono del reparto cosmetica. A questi si aggiunge l’integratore alimentare. I prodotti cosmetici sono divisi in due grandi famiglie: la prima è legata alla cura del corpo, composta da bagnoschiuma, crema corpo, saponetta e crema per le mani. La seconda riguarda il viso, con la crema viso, serum per il contorno occhi, gel e olio struccante, integrato con una lavette per struccarsi composta al 100% in tessuto di canapa.
Quali sono i riscontri da parte della clientela?
Carlotta: Per il momento i feedback sono ottimi.
Sulla base di valutazioni che abbiamo svolto precedentemente, abbiamo scelto di concentrarci molto su quello che riguardo il profumo dei prodotti. Riceviamo tantissimi commenti positivi in merito a qualità e profumazione degli articoli che offriamo. In particolare, i clienti sottolineano la grande efficacia dei nostri prodotti, come nel caso dell’integratore alimentare, coniugando dunque alla qualità anche un’istantanea efficienza.
Avete in progetto di espandere la vostra offerta? State lavorando a qualcosa di specifico?
Carlotta: Per il 2023 stiamo lavorando a un progetto che porterà alla creazione di un altro integratore. Quello attualmente disponibile agisce sui dolori articolari: a questo vorremmo affiancarne un altro, incentrato sul benessere mentale. Per quanto riguarda i cosmetici, stiamo pensando a una linea che agisca su problematiche più specifiche, come ad esempio l’acne o la rosacea.
In particolare, c’è una cosa che riteniamo sia doveroso sottolineare: attualmente, i nostri sono gli unici prodotti cosmetici disponibili sul mercato che contengono terpeni al loro interno. Ciò rappresenta la nostra caratteristica fondamentale.
In precedenza, abbiamo accennato allo stigma attorno alla Cannabis. Ciò rappresenta causa di problematiche, dal punto di vista commerciale?
Erika: Praticamente tutti i giorni e per diversi motivi: dalle difficoltà nell’implementazione dello shop online, alle limitazioni sulle piattaforme social, fino all’impossibilità di ottenere pagamenti online da parte dei clienti.
La cosa può diventare ancora più complessa, dal momento che la nostra linea di comunicazione prevede di attuare apertamente opera di divulgazione. Quindi, non ci nascondiamo.
A questo si aggiunge la parte legata in maniera più sottile al pregiudizio, per la quale va bene occuparsi di prodotti naturali, ma non se essi hanno a che fare con la Cannabis.
Non essendo produttori, per ora abbiamo almeno evitato di subire retate, perquisizioni o processi.
Qual è la vostra opinione sulla legge 242 del 2016, essendo alla base del vostro lavoro?
Giovanni: In linea di massima, la legge 242 ha un po’ aperto gli occhi alla nostra nazione in merito a quelle che sono le possibilità della pianta. Dal nostro punto di vista non è strano coltivare erbe officinali al fine di trarne medicamenti.
L’utilità della legge del 2016 riguarda lo sdoganamento dell’incredibile versatilità della canapa, tanto per quanto riguarda discorsi che hanno a che fare con l’ambiente quanto per quelli inerenti aspetti economici. Detto questo, si tratta chiaramente di una legge incompleta, già a partire dal fatto che essa non prevede l’utilizzo delle infiorescenze. Questo aspetto ha reso necessarie tutele che non tutti i produttori possono permettersi, con il rischio di vedersi costretti a chiudere l’attività.
In generale, riteniamo che un maggior numero di coltivatori rappresenti un vantaggio per tutti. Anche, ad esempio, per tutti quei pazienti costretti a fronteggiare gravi carenze di approvvigionamento del farmaco. Creazione di una nuova mentalità collettiva riguardo la Cannabis, da una parte, e fastidiose limitazioni agli operatori del settore, dall’altro: l’ambivalenza della legge 242 è tutta riassunta qui.
Per concludere: la vostra decisione di collaborare con Meglio Legale è indice di una forte voglia di incidere nelle attuali politiche sulla Cannabis. Cosa ritenete che il settore legato agli utilizzi industriali della canapa possa fare, in favore di una totale legalizzazione?
Giovanni: Opera di lobbying e sviluppo di una coscienza civile, indirizzata in particolare alle politiche del lavoro, sono due aspetti fondamentali al fine di giungere a una completa regolamentazione della pianta. C’è poi bisogno di imparare dalle esperienze maturate a livello mondiale: se è vero che abbiamo lo svantaggio di essere piuttosto indietro, è altrettanto vero che possiamo apprendere dagli errori commessi da altri, costruendo un modello di business che sia sostenibile, in antitesi a sistemi contraddittori come, ad esempio, ritengo sia quello californiano.
Il nostro Paese, da molti punti di vista, è piuttosto retrogrado, nonché esposto a influenze politiche provenienti sia dall’interno che dall’esterno. Non credo e non crediamo che ciò sia un motivo per abbandonare la lotta, quanto piuttosto l’esatto opposto.
Erika: Aggiungo che la partnership con Meglio Legale, che abbiamo voluto fortemente, è una questione di valori che va ben oltre il reciproco sostegno.
Per noi equivale a metterci in discussione, lanciando il messaggio che è necessario che siano le imprese stesse a porsi in prima linea in nome del cambiamento che tutti aspettiamo.
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